Un recente studio dimostra che la proliferazione di metastasi dal tumore primario al fegato dipende da quattro specifici eventi. Lo studio in questione è stato condotto da Humanitas e dall’Istituto Europeo di Oncologia e pubblicato sulla rivista Cancer Cell. La ricerca rientra nel programma ‘Immunity in Cancer Spreading and Metastasis’ (ISM) coordinato dal professor Alberto Mantovani e sostenuto da AIRC tramite i contributi del 5×1000.
“La ricerca dimostra che la proliferazione di metastasi dal tumore primario al fegato dipende da quattro eventi: la modifica della barriera vascolare intestinale; la migrazione di batteri del microbiota dal tumore primario al fegato; la formazione nel fegato di una nicchia pre-metastatica e infine il richiamo delle cellule tumorali nel fegato e l’inizio del processo di metastasi“. A spiegarlo (riporta reppublica.it) è stata Maria Rescigno, responsabile del Laboratorio di Immunologia delle mucose e microbiota di Humanitas, prorettore vicario con delega alla ricerca di Humanitas University e coordinatrice dello studio cui ha partecipato anche la dottoressa Alice Bertocchi.
Gli studi hanno portato, inoltre, all’identificazione del batterio responsabile della migrazione dal colon al fegato e del biomarcatore che segnala le modificazioni a livello vascolare. Questo consentirà, in futuro, di predire se una persona potrà sviluppare metastasi al fegato, e decidere di conseguenza il tipo di trattamento più adatto e quanto distanziare i controlli di follow up.
La metastatizzazione di un tumore del colon avviene normalmente attraverso i linfonodi drenanti nel fegato o nei polmoni. A volte accade che un paziente, anche se non ha mostrato metastasi nel linfonodo, in seguito sviluppa metastasi al fegato. I ricercatori hanno svolto uno studio retrospettivo sui tessuti di pazienti già operati.”I vasi dell’intestino – ha detto Rescigno – sono organizzati in modo da non permettere il passaggio dei batteri: formano una barriera per non farli entrare in circolo. Ma ci sono casi in cui i batteri si diffondono, come avviene per la salmonella che raggiunge il fegato. In queste circostanze sappiamo che c’è un marcatore che indica quando la barriera diventa permeabile. Partendo da questi presupposti, abbiamo verificato che tutti i pazienti con metastasi al fegato avevano un aumento di questo marcatore già nel tumore primario, quindi prima che si manifestassero le metastasi”.
I ricercatori si sono poi chiesti se l’aumento dei batteri nel sito tumorale del colon potesse modificare la barriera intestinale e favorire le metastasi. “Abbiamo verificato che i batteri sono in grado di entrare nel tumore, modificare la barriera del colon, migrare nel fegato e creare una nicchia pre-metastatica che fa da ‘richiamo’ per le cellule tumorali. Si tratta di una scoperta molto importante, che ha permesso di identificare il batterio in grado di innescare questo processo”, conclude l’autrice dello studio.
- Sanità al collasso: medici, infermieri, oss e professionisti in sciopero il 20 novembre
- Robert F. Kennedy Jr. nominato da Trump alla Salute: il leader no vax guiderà la sanità americana
- Prevenire le lesioni da pressione: il 21 novembre torna la Giornata Internazionale STOP Pressure Ulcers
- Convegno “Universalità delle cure e sostenibilità dei Ssn in Europa”: appuntamento a Roma il 22 novembre
- Ostia (Roma), uomo morto per possibile shock anafilattico: indagati tre medici del Centro Paraplegici
Fonte: repubblica.it (I. D’Aria)
Lascia un commento