“Siamo tornati ai livelli pre-virus. Dei 300 accessi quotidiani almeno un terzo dei pazienti soffre di patologie minori, serve il filtro dei medici di famiglia” dice Andrea Bellone, primario di medicina d’urgenza al Niguarda.
“Speravo che la gente avesse imparato l’importanza di tenere un pronto soccorso scarico. Speravo che nascessero percorsi di cura diversi, non l’antica scorciatoia per diagnosi specialistiche. Siamo tornati a giugno 2019. La stessa media dei 10 anni precedenti: circa 330 al giorno” racconta Bellone in un’intervista di S. Landi sul corriere.it.
“La gente percepisce il calo del rischio di contagio all’interno dell’ospedale. Anche grazie alla campagna di vaccinazione non lo vive più come luogo pericoloso. Ma trovo grave però che nulla sia cambiato dopo 15 mesi di pandemia” ha aggiunto Bellone.
Nei mesi più caldi della pandemia si presentava meno della metà della gente e, come specifica Bellone, “purtroppo con una prevalenza di patologie respiratorie che, come è noto, hanno costretto gli ospedali ad accedere a risorse straordinarie”. Ma presto il numeri di accessi sono iniziati a crescere. “Man mano che si tornava ad aprire. La zona gialla, poi quella bianca. Proporzionalmente aumentavano i nostri numeri in pronto soccorso”.
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