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Sanità. Arrivano i primi soldi dall’Europa: ecco cosa chiedono gli infermieri

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Fondi Strutturali Europei
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Stanno per arrivare i primi soldoni Europei; tutti sperano in una prima boccata d’ossigeno per il nostro disastrato sistema salute, martoriato e svilito da una politica incompetente che ne ha fatto negli ultimi decenni il bancomat degli interessi finanziari più beceri e da una inattesa pandemia che ha scoperto le corde già tese del sistema.

In questo fosco quadro spicca la QUESTIONE INFERMIERISTICA, che nessuno ha mai voluto affrontare.

Il grido di dolore che sale alto e irrefrenabile dalla professione nel nostro paese da almeno 30 anni e che inopinatamente non è mai stato ascoltato da nessuno.

Anzi peggio: non è mai stato portato a compimento nemmeno ciò che le normative, sulla spinta dei professionisti, hanno sancito dagli anni ’90 in poi; e potremmo fare un lungo elenco di norme mai applicate o depotenziate ad iniziare dalla 833/78.

Oggi scoprimano magicamente che MANCANO GLI INFERMIERI!

Gli infermieri pubblici, pur essendo professionisti a norma di legge, sono legati mani e piedi ad un vincolo di esclusività che li tiene ancorati alle varie aziende sanitarie.

Eppure basterebbe poco per rimuovere il vincolo e liberare professionisti sul mercato.

Scopriamo che per 20 anni si è posto un blocco delle assunzioni asfissiante; persino a negare il fisiologico turn over.

Per decenni non si sono espletati concorsi e di conseguenza il numero dei professionisti si è drasticamente ridotto.

Per anni si è appaltata l’assistenza infermieristica a cooperative e ditte varie per cui in nome del loro profitto si è commesso un vero e proprio crimine di sfruttamento selvaggio arrivando anche a pagare questi professionisti con contratti con Partita iva ALLA STRAORDINARIA CIFRA (ANCHE) DI 8 EURO L’ORA.

Purtroppo con il blocco delle assunzioni, moltissimi infermieri, soprattutto coloro che avevano necessità di lavorare rimanendo in Italia, hanno dovuto accettare “questa brodaglia riscaldata”.

Ecco perchè migliaia di italiani sono stati costretti a fare la valigia ed emigrare in luoghi dove la professione è apprezzata e pagata degnamente.

Ecco che mentre l’Italia investiva nella formazione dei professionisti, altri paesi li reclutava offrendo loro stipendi dignitosi e possibilità di carriera.

Intanto ai cittadini è stata negata una assistenza infermieristica decente, tra l’altro un loro diritto COSTITUZIONALE, perchè i pochi infermieri rimasti non solo hanno lavorato sottorganico, ma addirittura sono stati demansionati, facendo tutto, tranne che gli infermieri compiutamente.

Questa classe politica (senza distinzione) è responsabile di tutto questo ed è responsabile nell’aver ignorato il grido di dolore che saliva dai suoi professionisti ed hanno prodotto lo sfacelo che la pandemia ha evidenziato.

La questione infermieristica appare del tutto evidente è strettamente legata ad un sistema salute mal gestito.

Oggi possiamo dire che gli infermieri, grazie a straordinarie doti di resilienza e ad una straordinaria qualità professionale, hanno permesso con il loro sacrificio sia in termini di vite umane che in termine di colleghi contagiati dal virus di uscire per ben due volte dal tunnel.

Mettere mano e risolvere la questione infermieristica oggi più che mai significa riprogettare l’intero sistema salute: abbandonare una logica desueta ed abbandonata in tutto il mondo civile ed addirittura sconfessata dalla stessa OMS.

Quindi anziché curare la malattia, prendersi cura delle persone in un’ottica primaria, di favorirne il benessere e di conseguenza la salute.

Certo non eviteremo le malattie perchè bisognerà pur curarle; ma altrettanto certamente potremo in questo modo prevenire ed accompagnare verso il mantenimento di una qualità della vita accettabile anche chi purtroppo si ammalerà.

Per fare questo servono gli infermieri e ne servono tanti; servono professionisti competenti, motivati ed ascoltati.

E non bastano i numeri che peraltro latitano pesantemente; servono strutture radicate nel territorio e che siano parte integrante del territorio.

Servirebbero le case della salute o di comunità, anche se molte volte questo si traduce in un semplice cambio di targa (da poliambulatorio a casa della salute) lasciando tutto invariato.

C’è bisogno di prossimità ed accessibilità, con la partecipazione attiva dei cittadini, aiutati dall’infermiere di famiglia nell’accesso ai servizi territoriali.

Cosa si aspettano dunque gli infermieri dalla gestione politica di questo fiume di denaro?

Poche ma fondamentali cose partendo proprio dalla riforma del sistema salute, con un ruolo da protagonista, anche perché hanno dimostrato con i fatti di essere il centro del sistema salute:

  • per prima cosa un sistema salute che si prenda cura delle persone invece di curare malattie,
  • mettere mano alla questione infermieristica ad iniziare dalla carenza di professionisti;
  • ampliare l’offerta formativa di base e post base garantendo anche adeguati sbocchi occupazionali
  • rendere attrattiva la professione mettendo fine allo sfruttamento selvaggio sia nel pubblico ed ancor più nella sanità privata;
  • garantire possibilità di carriera con il riconoscimento economico delle competenze specialistiche agite e valorizzate da questa pandemia;
  • dare il giusto valore economico alla professione, riconoscendo un’area contrattuale differente dalle altre professioni sanitarie;
  • Contratti unici ed uguali tra pubblico e privato, servirà a garantire standard di concorrenza leali e sostenibili;
  • Fine del vincolo di esclusività, o in alternativa una indennità di esclusività uguale a quella dei medici; servirà a rendere più fluido ed omogeneo il mercato del lavoro;
  • assumere tutti i vincitori di concorso e stabilizzare tutti i precari.

Gli infermieri ci sono e ci saranno sempre al fianco dei propri cittadini. Ora tocca ai politici rendere effettive tutte le richieste che da anni si rincorrono tra promesse mai mantenute.

Angelo De Angelis

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