Inoltre, agli infermieri andranno sino a 2100 sterline per gli aumenti contrattuali del 6,6% decisi negli ultimi giorni.
«Un ulteriore incremento, assieme agli altri dipendenti pubblici, è poi previsto per il prossimo aprile. Ecco la bella favola di un’isola felice della sanità, la storia di un Paese europeo lontano anni luce dalla nostra Italia».
ROMA 28 OTT 2021 – «Apprendiamo con non poco rammarico, in merito alla delicata situazione dei nostri operatori sanitari, che, in questo particolare frangente storico, dove l’emergenza ci attanaglia da oltre un anno e ancora incombe nelle nostre vite, esistono Paesi che riservano ai loro infermieri trattamenti economici e percorsi di valorizzazione che per noi rappresentano ancora una triste utopia.
L’esempio lampante ce lo offre l’Inghilterra, pure afflitta da un pericoloso ritorno dei contagi e dal rischio concreto di nuove restrizioni.
Un Paese lontano solo due ore di aereo da noi ma che invece appare distante anni luce, che sembra figlio di un altro sistema solare.
Senza contare che gli infermieri inglesi, durante la Pandemia, sono gli unici che hanno già goduto di un aumento di paga del 3%, unito a un aumento del salario minimo di orario del 6,6%, che fa un totale del 9,6%. In soldoni si tratterebbe, euro più euro meno, di circa 1200 euro all’anno di aumento dello stipendio già ricevuto, al quale se ne aggiungono ulteriori 2500 approvati da Westminster qualche giorno addietro, per un totale che può arrivare a 3700 euro circa. Senza contare che, nel Regno Unito i dipendenti pubblici e in particolare gli operatori sanitari riceveranno entro il prossimo aprile 2022 un ulteriore aumento di stipendio, che sarà quantificato nelle prossime settimane.
Tutto ciò, per il Governo di Londra, è stato inevitabile visti i loro sforzi. Insomma, nonostante la crisi economica causata dal Covid abbia richiesto di congelare gli aumenti per i dipendenti della pubblica amministrazione, l’esecutivo ha deciso di non procedere in questo senso nei confronti di coloro che per mesi hanno rischiato la loro vita per difendere la salute dei malati.
Un gesto che non deve lasciarci perplessi, ma che rappresenta una realtà di ordinaria amministrazione in un Paese Civile come l’Inghilterra, dove gli stipendi medi di un infermiere superano anche i 2500 euro mensili.
Quanto accade oggi non può che indurci ad un nuovo, determinato interrogativo, che giriamo pubblicamente al Ministro della Salute, On. Roberto Speranza.
A lui chiediamo, una volta per tutte, come sindacato dei professionisti della salute, che fine hanno fatto quelle che dovevano essere “le ulteriori integrazioni da noi richieste “di quella magra indennità specifica destinata dalla legge agli infermieri italiani, e che peraltro non ancora percepiscono perché è stata subordinata alla previa sottoscrizione del nuovo CCNL? Urge sapere se e cosa si sta muovendo in quel senso». Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
Chiediamo al Ministro di dare corpo e sostanza a quella concretezza e coerenza che potrebbero cambiare in modo radicale e finalmente valorizzante, la struttura portante di un sistema sanitario che viene sorretto, quotidianamente, da professionalità come le nostre, forti di competenza, esperienza, senso civico, etica e percorsi di specializzazione che ci rendono unici in tutta Europa.
Ministro Speranza, continua De Palma, abbiamo molto apprezzato la determinazione e lungimiranza con la quale, in occasione delle nostre manifestazioni al Circo Massimo dell’ottobre scorso, partecipate da migliaia di infermieri provenienti da ogni parte d’Italia, Lei ci garantì la necessaria attenzione, dando corso al richiesto riconoscimento della nostra indennità professionale specifica. Certo si parla di un modestissimo importo, per questo considerato da molti di noi come “simbolico”, quindi “da integrare”, e con questo obiettivo abbiamo sospeso le nostre mobilitazioni.
Oggi ci sono le condizioni che tutti aspettavamo. Con l’attuale disponibilità di risorse economiche da parte dell’Europa non ci sono certo problemi economici che si frappongono proprio a quelle integrazioni che noi chiediamo, prosegue De Palma, eppure nel corso della trattativa con l’Aran per il rinnovo del contratto del comparto sanità, non vi è traccia di stanziamenti ulteriori rispetto ai 335 milioni già messi in campo dalla legge e destinati agli infermieri, e ai 100 milioni per le altre professioni. E non ci risultano nemmeno nuovi provvedimenti in corso, relativi a ulteriori attribuzioni di risorse economiche per gli operatori sanitari italiani.
A questo punto, nell’ottica di quei tanto declamati rinnovamenti e di cambiamenti radicali, che tuttavia a noi appaiono lontani anni luce, differentemente da quanto invece accade in Inghilterra, ci viene da pensare che la nostra professionalità sia riconosciuta ancora una volta, amaramente, solo a parole.
Ci domandiamo se si intende mettere finalmente in atto un piano di risanamento concreto della sanità italiana, mentre quasi 32mila infermieri, tra quelli assunti con tristi contratti a termine durante il Covid, senza un serio piano di stabilizzazione, rischiano di rimanere senza lavoro prima di Natale.
Questi sono i fatti! Ora nessuno si meravigli quando “osiamo” definire Paesi come l’Inghilterra vere e proprie isole felici».
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