Quest’articolo ha lo scopo di delineare l’Infermiere di Famiglia e comunità (IFeC), una figura nata ‘’ufficialmente’’ nel luglio 2020, ma di cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità comincia a parlarne alla fine degli anni ’90 nel documento ‘’Salute 21’’.
Questo documento racchiude 21 obiettivi da raggiungere entro il XXI secolo e dove si definisce l’Infermiere di Famiglia come colui che aiuta gli individui ad adattarsi alla malattia e alla disabilità cronica trascorrendo buona parte del suo tempo a lavorare a domicilio della persona assistita e della sua famiglia.
Il secolo scorso ha visto anche l’evoluzione della professione infermieristica, in quanto si è assistito all’evoluzione formativa con l’avvio delle lauree magistrali fino ai dottorati di ricerca, ad un’evoluzione dell’autogoverno della professione con la nascita degli Ordini delle Professioni Infermieristiche, pertanto è avvenuta una vera e propria trasformazione dalla presenza delle diaconesse in corsia all’infermiere del terzo millennio.
La nascita dell’infermiere di famiglia è stata consolidata anche e soprattutto dai cambiamenti epidemiologici e demografici che si sono succeduti negli ultimi anni, tra i quali l’aumento della popolazione anziana, l’aumento delle patologie cronico-degenerative, l’aumento delle malattie neuromuscolari e la necessità di ospedalizzare solo gli eventi acuti.
In alcuni Paesi Europei la figura dell’infermiere di Famiglia è già ben delineata, come ad esempio in Spagna e nel Regno Unito.
In Spagna le cure primarie vengono garantite ai cittadini attraverso la scelta del proprio medico di famiglia e del proprio infermiere di famiglia e la formazione dell’infermiere di famiglia prosegue dopo la laurea di base di 4 anni con ulteriori 2 anni in cui molti momenti formativi sono in condivisione con i medici specializzandi in medicina di famiglia
Nel Regno Unito la formazione dell’infermiere di famiglia e di comunità prevede una formazione post-base e l’iter è simile a quello italiano per l’infermiere di distretto.
In Italia si sono sviluppate diverse esperienze regionali di Infermieristica di Famiglia e di Comunità riconosciute tramite progetti e sperimentazioni, come per esempio il progetto ‘’Consenso’’ in Piemonte volto a definire un invecchiamento attivo.
Nel Friuli Venezia Giulia l’infermiere di Famiglia è presente dal 1996, non riconosciuto come tale ma come servizio infermieristico domiciliare nei distretti dove vengono soddisfatti i bisogni di salute dei cittadini in modo integrato assicurando la continuità assistenziale.
In Toscana già dal 2018 era stato deliberato il percorso formativo e l’ambito di competenza specifico.
In Campania è stato avviato un progetto pilota soltanto dallo scorso anno.
Le linee guida dell’Unione Europea pongono particolare enfasi sulla prevenzione della fragilità, sull’assistenza sanitaria di base e sulla diagnosi precoce, soprattutto a causa del processo di cronicizzazione della popolazione: diversi documenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità identificano pertanto l’Infermiere di Famiglia e di Comunità come ruolo chiave nel nuovo modello sanitario incentrato sull’assistenza di base.
Per questo, per allineare le competenze attualmente disponibili con quelle richieste dai nuovi modelli è nato un progetto chiamato ENhANCE.
ENhANCE costituirà lo standard di riferimento per la definizione di un curriculum europeo dal quale potranno nascere curricula nazionali e che prevederà di incrementare il livello di specializzazione degli infermieri puntando su abilità specifiche dell’IFeC nell’ambito dell’assistenza sanitaria di base, promuovendo lo sviluppo di un curriculum europeo basato su un profilo professionale standard aderente all’OMS e delle politiche europee e rafforzando il passaggio dal vecchio modello sanitario di base a modelli più innovativi.
La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome il 10 settembre 2020 ha approvato le ‘’Linee di indirizzo Infermiere di Famiglia/Comunità ex legge 17 luglio 2020 n.77’’.
Ciò ha segnato un’evoluzione importante nell’assistenza rivolta al territorio in quanto l’IFeC potrà in sinergia con il medico di famiglia integrare i servizi sanitari e fornire una prima risposta indispensabile per il corretto svolgimento delle cure.
La frammentarietà sul territorio nazionale, la disomogeneità operativa e organizzativa, la necessità di linee di indirizzo regionale e nazionale, l’esigenza di una mappatura dei fabbisogni formativi specifici, lo sviluppo della presa in carico e della continuità assistenziale hanno portato alla necessità di far nascere delle linee guida su scala regionale e nazionale.
Le linee di indirizzo hanno confermato le aspettative dei cittadini nel garantire una presenza continuativa e proattiva che in epoca Covid-19 con il Decreto ‘’Rilancio’’ ha indotto il Governo ad inserirla nella programmazione d’urgenza, ufficializzando così la nascita dell’IFeC a cui sono richieste molte qualità e competenze, tra le quali il saper promuovere la salute degli individui nonché del nucleo familiare che torna ad essere il centro di riferimento, la continuità assistenziale delle cure fornite dallo stesso infermiere, divenendo il punto nevralgico di una società ancora in trasformazione.
Anna Arnone
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