Mi viene da dire, anzi di gridare, leggendo l’articolo di NurseTimes:
“studere studere quid valere? senza aspettare il post mortem”
Mi piace rilevare che la Fnopi da qualche mese registra e lamenta una scarsa appetibilità della professione, tanto da indurla a lanciare una campagna mediatica (una sorta di de javu) chiamata “stati generali” ovvero la indicizzazione e raccolta dello stato di tensione della professione di cui conosce ampiamente la portata già da tempo.
Di contro c’è da chiedersi se la stessa FNOPI produca impegno risultati concreti sui tavoli dove nascono le collaborazioni con altri soggetti professionali!?
E’ la prima volta che rilevo la dimensione contrattuale degli OPI riferendomi alle interlocuzioni con la regione Veneto sugli OSS da formare a fare gli Infermieri.
Non comprendo come si possa fare ciò in barba a tutte le norme di rappresentanza professionale che per l’argomento ha decisamente una dimensione non già regionale ma nazionale. Mi chiedo altresì:
- chi ha da guadagnare e cosa dal formare un OSS a fare l’infermiere, i docenti infermieri impegnati nei corsi OSS oppure gli scriba infermieri che pubblicano i testi per la formazione degli OSS?
Si potrebbe spendere per promuovere una unitarietà contrattuale pubblica e privata a prescindere, sull’atto infermieristico, per il giudice che lo faccia un OSS o un infermiere poco importa l’infermiere è ugualmente responsabile sia che lavori in rsa con contratto uneba sia che lavori nell’ospedale pubblico dell’area di attività professionale infermieristica!
Agli infermieri è richiesta la tassa di iscrizione annuale per l’abilitazione all’esercizio della professione ma lo stesso esercizio oggi diventa sempre più limitato e privo di contenuti di cui si appropriano altre figure.
Cara FNOPi, datti una mossa, non permettiamo ad alcuno di rubarci quanto ci appartiene.
Francesco Perniola
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