Lo ha realizzato Alcon con il supporto di FederAsma e Allergie ODV e con la consulenza scientifica del professor Andrea Leonardi. Tutto quello che c’è da sapare su questo fastidioso disturbo.
Gli occhi che si arrossano e iniziano a prudere, le palpebre che si gonfiano, la luce solare che dà un insolito fastidio. Magari si mette anche in correlazione il disturbo con quei pollini che ad aprile iniziano a fluttuare nell’aria, ma in tanti casi si qualifica il tutto come un problema passeggero, da affrontare senza preoccuparsene troppo e affidandosi a cure fai da te. Anche se più di una persona su cinque soffre di allergia oculare stagionale, sono ancora la minoranza quanti ne prendono in seria considerazione la sintomatologia e decidono di andare dall’oculista per un controllo.
«La tendenza è invece quella di affrontare l’emergenza da soli, o dietro indicazione di un parente o un amico, ricorrendo a un collirio decongestionante – osserva Alessandra Peres, vicepresidente di FederAsma e Allergie ODV (federasmallergie.it) -. E anche chi si reca in farmacia, spesso non chiede consiglio ma si limita all’acquisto di un determinato prodotto: se interpellato, il farmacista può invece essere un primo e qualificato interlocutore per inquadrare la situazione e sospettare che si tratti di una congiuntivite allergica, suggerendo quindi un rimedio adeguato per gestire l’emergenza e invitando a farsi poi vedere dallo specialista per individuare i fattori scatenanti».
A innescare la congiuntivite allergica sono soprattutto i pollini, con l’elenco delle possibili cause (o spesso concause) che include anche gli acari della polvere, i peli di animali e le spore di muffa. Un intenso prurito risulta il sintomo più comune in assoluto, accompagnato con maggiore o minore frequenza da rossori, lacrimazione, sensibilità alla luce e gonfiore delle palpebre. Tutti campanelli d’allarme che vengono però troppe volte ignorati, considerato anche che l’83% delle persone con malattia allergica va incontro a un interessamento degli occhi.
«Per questo motivo – prosegue Alessandra Peres –, in concomitanza con l’inizio della bella stagione e quindi del periodo più a rischio di allergie oculari, FederAsma e Allergie ODV ha deciso di promuovere una campagna di sensibilizzazione proponendo in collaborazione con Alcon un agile decalogo per favorire il riconoscimento della sintomatologia. Obiettivo principale dell’iniziativa è poi quello di far capire ai pazienti quanto sia importante una visita dall’oculista per arrivare a una corretta diagnosi e all’impostazione di una terapia mirata».
Nel caso di una congiuntivite allergica ricorrere a rimedi inappropriati può rivelarsi una mossa non solo inutile, ma anche rischiosa. L’avvertimento arriva dal professor Andrea Leonardi, Clinica Oculistica, Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova, che ha supervisionato il decalogo: «I colliri lenitivi decongestionano gli occhi esercitando una vasocostrizione, ma se usati impropriamentefiniscono per indurre un arrossamento sempre maggiore, perché per reazione i vasi sanguigni tendono nel tempo a dilatarsi sempre di più. Si genera così un circolo vizioso che innesca un meccanismo di dipendenza e può avere anche altri indesiderati effetti collaterali come la dilatazione della pupilla o la chiusura del puntino lacrimale o di un altro fastidioso disturbo quale l’occhio secco. Inoltre, specie se si esagera con i dosaggi, possono addirittura manifestarsi tachicardia o altri disturbi cardiaci».
Farsi insospettire dalla sintomatologia e chiedere l’aiuto dello specialista è quindi indispensabile per non mettere a repentaglio la salute degli occhi, come dell’intero organismo. «Dopo una prima valutazione – spiega ancora Leonardi –, in collaborazione con l’allergologo si procede al dosaggio delle IgE, che con un semplice prelievo del sangue consente di valutare attraverso la concentrazione di immunoglobuline E un ampio numero di potenziali allergeni, ed eventualmente all’esecuzione di un prick test, con cui invece si testano le sostanze sospette sulla cute dell’avambraccio. Individuati i fattori scatenanti e inquadrata la serietà della forma allergica, si può quindi decidere se sia necessario impostare una terapia preventiva o se sia invece sufficiente gestire la situazione con l’utilizzo di un collirio antistaminico, molto spesso a base di Ketotifene, la cui efficacia e rapidità d’azione è stata certificata da diversi studi clinici. Sicuramente consigliate sono poi le formulazioni prive di conservanti, potenzialmente dannosi per il film lacrimale, e confezionate in monodose, perché viene così scongiurato qualsiasi rischio di sovradosaggio».
Il decalogo per riconoscere le allergie oculari stagionali e tenerle sotto controllo
Realizzato da Alcon con il supporto di FederAsma e Allergie ODV e con la consulenza scientifica del professor Andrea Leonardi, ecco un pratico decalogo per riconoscere i segnali che devono far sospettare la presenza di una congiuntivite allergica, spingendo a chiedere un consiglio al farmacista per la scelta del collirio più indicato e un controllo dall’oculista per meglio inquadrare il problema.
1) Il prurito agli occhi è il sintomo più frequente della congiuntivite allergica, accompagnato da rossore e lacrimazione. Tutti disturbi che possono anche essere la conseguenza delle tante ore passate al computer, specie in quest’epoca di smart working, ma non se si ripresentano quotidianamente e già nelle prime ore della giornata: in questo caso serve una visita dallo specialista.
2) Il gonfiore agli occhi è un’altra conseguenza dell’allergia oculare stagionale, spesso associato a “tic” e alla presenza di occhiaie causate non dalle ore piccole ma dalla congestione vasale sotto il sottilissimo strato cutaneo della zona perioculare.
3) Altro segnale sospetto: un forte fastidio nei confronti della luce, proprio nella stagione in cui risulta più intensa. Non a caso, una volta diagnosticata la congiuntivite allergica, viene consigliato di indossare all’aperto un paio di occhiali da sole con lenti categoria 4 (che fanno filtrare solo il 3-7% di luce) e dalla montatura avvolgente per proteggere maggiormente gli occhi dal polline.
4) La congiuntivite allergica, se non trattata adeguatamente, per il continuo strofinarsi degli occhi si può complicare con lo sviluppo di un’infezione batterica: ritrovarsi al mattino con le palpebre “incollate” da una secrezione notturna è allora un altro campanello d’allarme che non bisogna ignorare.
5) Avete meno di 30 anni? Un motivo in più per non sottovalutare i sintomi sinora descritti e farsi vedere da uno specialista: il 70% dei soggetti va infatti incontro a congiuntivite allergica prima di quell’età4. E un altro fattore da considerare è la predisposizione genetica.
6) Anche per colpa dei mutamenti climatici, le allergie oculari da polline possono manifestarsi già qualche settimana prima dell’inizio della primavera e si protraggono fino ad autunno inoltrato.
7) Oltre a quelle stagionali, esistono forme croniche dovute a spore di muffe, peli di animali e acari della polvere che possono dare problemi anche lontano dalla stagione dei pollini.
8) Prurito e rossore degli occhi vengono molto spesso affrontati con il ricorso a colliri decongestionanti: adoperando questa tipologia di colliri il sollievo è però solo temporaneo, agendo solo sul sintomo del rossore e non sulla causa, con un potenziale rischio di eccedere nel loro utilizzo. Un primo confronto con il farmacista è indispensabile per individuare un collirio “mirato”, ma è fondamentale non fermarsi qui e chiedere poi anche l’aiuto dell’oculista.
9) Perché serve una visita oculistica? Per verificare che si tratti effettivamente di un’allergia oculare stagionale e scoprire a cosa sia dovuta, anche in collaborazione con l’allergologo, grazie all’esecuzione di test cutanei (prick test) e specifici esami del sangue. Va davvero sottolineata l’importanza di questa valutazione diagnostica da parte dello specialista, che al momento avviene però solo nel 35% dei casi come evidenzia uno studio italiano condotto su più di 3.000 pazienti.
10) Conoscere con esattezza i fattori scatenanti l’allergia oculare stagionale è utile non solo per impostare una indispensabile terapia mirata, ma anche per mettere in atto tutta una serie di accorgimenti preventivi (ridurre le ore trascorse all’esterno, tenere le finestre chiuse, indossare mascherine protettive negli spostamenti) nei periodi più a rischio, ovvero quando i tanti bollettini presenti nel Web indicano una maggiore concentrazione nell’aria dei pollini incriminati.
Redazione Nurse Times
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