In V commissione audite le Organizzazioni sindacali, questo il punto di vista della CGIL
La DGR Veneto n.41/CR del 12/04/2022, in discussione presso la Quinta Commissione consiliare, prevede un nuovo percorso di “Formazione complementare in assistenza sanitaria dell’Operatore Socio-Sanitario” e di “Formazione per infermieri referenti per l’inserimento di Operatori Socio-Sanitari nelle strutture residenziali e semiresidenziali per anziani”.
Nell’audizione di giovedì 5 Maggio, Cgil e FP Cgil Veneto hanno evidenziato che il percorso formativo complementare proposto è prevalentemente rivolto, almeno all’inizio, agli operatori in attività presso le strutture residenziali e semiresidenziali per anziani, extraospedaliere pubbliche e private accreditate.
“L’iniziativa – dichiarano Paolo Righetti (Segreteria confederale Cgil Veneto) e Ivan Bernini (Segretario generale Fp Cgil Veneto) – mira ad attribuire al nuovo OSS con formazione complementare attività e funzioni aggiuntive rispetto a quelle attuali.
Tali nuove attività e funzioni vanno comunque attribuite e supervisionate dagli infermieri/e e devono essere caratterizzate da bassa discrezionalità decisionale ed elevata standardizzazione. Ma in una situazione di oggettiva, manifesta e dichiarata carenza di personale infermieristico in tali strutture, a nostro avviso più che supportare l’attività infermieristica rischierebbero di sostituirla, generando molta confusione e forti criticità e carenze nell’organizzazione e nella qualità delle prestazioni, nell’attribuzione delle responsabilità e nella tutela dei rischi professionali.
È poi difficile escludere che tale modello non diventi estensivo anche in ambito sanitario ed ospedaliero
Cgil e Fp/Cgil del Veneto ritengono che l’opportunità e l’esigenza di identificare e regolamentare una nuova figura professionale richieda prima un confronto approfondito e tempestivo e un nuovo accordo specifico nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni, che guardi all’insieme delle professioni del sistema salute e non per pezzi. Un percorso che operi un serio rendiconto di tutti i profili, dopo 30 anni dalla riforma professionale. Un sistema o avanza e cresce insieme o retrocede a modelli non utili né riproponibili.
Un percorso che deve prevedere uniformità ed omogeneità applicativa, formativa e organizzativa in tutto il territorio nazionale e la regolamentazione della eventuale nuova figura professionale in tutti i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro pubblici e privati.
Si auspica pertanto che la Regione Veneto riconosca e condivida il valore di questo percorso e se ne faccia promotrice, con le altre Regioni, insieme a un processo più generale di riordino/riforma dell’intero sistema delle professioni, evitando forzature e singole iniziative frammentate, rischiose e poco gestibili.
Per dare una risposta strutturale e non solo emergenziale alla grave carenza di personale infermieristico è infine quanto mai necessaria e urgente, come per tutte le professioni sanitarie e sociosanitarie, la ridefinizione dei fabbisogni reali e la riprogrammazione di tutti i percorsi formativi, aggiornando e incrementando la capacità e l’offerta formativa delle Università e dei corsi di Laurea”.
Redazione NurseTimes
- Sangue del cordone ombelicale: un tesoro salvavita per trapianti e nuove terapie rivoluzionarie
- Infermieri sostituiti da OSS nei turni notturni? Nursing Up denuncia l’ASST Melegnano e Martesana
- Asl VCO (Verbano-Cusio-Ossola): avviso pubblico per 20 posti da infermiere
- Management infermieristico nella gestione del monitoraggio della sedazione profonda tramite MASIMO SedLine
- Case di comunità, Fials Lombardia evidenzia criticità e chiede incontro urgente alla Regione
Lascia un commento