Le tracine, conosciute anche come pesci ragno, appartengono alla famiglia Trachinidae, specie diffuse soprattutto nei mari europei. Si trovano nel Mediterraneo, nel Mar Nero, nell’Oceano Atlantico orientale, nel Mare del Nord e nelle aree costiere europee.
Le tracine vivono esclusivamente in mare, in particolare su fondali sabbiosi e/o fangosi, abitualmente entro i 30 metri di profondità, anche se sono state segnalate a profondità maggiori, sino a 150 metri. Sul fondo del mare le tracine si mimetizzano perfettamente ed è molto difficile individuarle dalla superficie, anche in acque poco profonde.
Il pericolo si nasconde nelle spine dorsali (da 5 a 7) del pesce che sono robuste e velenose; in condizioni di riposo sono abbassate, ma vengono erette appena la tracina si sente disturbata (ad esempio dall’avvicinarsi di bagnanti) o quando caccia le prede. Le spine dorsali sono collegate ad un tessuto spugnoso che produce veleno.
ll veleno è ancora poco noto, ma contiene una miscela di più sostanze tossiche di natura proteica e, tra queste, la più nota è la dracotossina, una molecola molto instabile che avrebbe una azione emolitica (distrugge le cellule del sangue) ed è sensibile alla temperatura. Sono presenti anche altre sostanze come la serotonina e l’istamina, che contribuiscono alla reazione alla puntura ma provocano anche reazioni generali come il senso di panico che subentra nelle persone immediatamente dopo essere state punte.
Sintomi
Nella maggior parte dei casi, le persone sono punte dalle tracine alle mani e ai piedi. Il dolore è istantaneo, può durare parecchie ore ed estendersi a tutto l’arto. Nel punto di inoculazione del veleno, si evidenzia arrossamento e gonfiore ma possono comparire anche disturbi (sintomi) più generali come nausea, vomito e febbre.
Cosa fare, quindi, se si viene punti da una tracina?
Se ci si trova in acqua, è utile farsi aiutare per tornare a riva, perché il dolore è talmente forte, a volte, che rende difficile camminare (camminarci sopra, inoltre, non è consigliato perché si rischia di fare entrare ancora di più il veleno in circolazione).
Sicuramente bisogna poi:
- rimuovere eventuali spine (usando una pinza, non con le mani);
- pulire per bene la ferita con acqua per eliminare lo sporco e i residui presenti;
- per attenuare il dolore immergere sin da subito la parte colpita in acqua molto calda, intorno a 37, massimo 40°C, per circa una o due ore, perché le tossine di natura proteica presenti nel veleno si inattivano con le alte temperature;
- mentre si attende l’acqua, un buon consiglio è affondare il piede nella sabbia calda.
Inoltre, è sempre utile recarsi da un medico in modo che possa vedere la ferita e valutare se è necessario ricorrere a delle cure, come l’uso di cortisonici o antibiotici sulla parte colpita, e, nel caso, alla profilassi antitetanica.
Quando capita un incidente come questo è importante non farsi prendere dal panico, perché, altrimenti, si rischia di mettere in pratica soluzioni “fai da te” che non aiutano affatto a risolvere il problema, ma che al contrario potrebbero ad acuire la sintomatologia. Dopo una puntura di tracina, ad esempio:
- non vanno assolutamente usati sulla ferita acqua fredda o ghiaccio, perché tendono a peggiorare i sintomi;
- non va utilizzata l’ammoniaca perché non migliora la situazione;
- bisogna inoltre evitare rimedi casalinghi come applicare dell’aceto, spegnere una sigaretta oppure urinare sull’area colpita (nemmeno gli antidolorifici tendono a essere efficaci).
E’ sempre consigliabile utilizzare sandali e scarpe da mare: un valido rimedio per non essere punti dalle tracine, soprattutto se abbiamo l’abitudine di fare delle lunghe camminate in acqua.
Redazione NurseTimes
Fonte: ISS blogunisalute.it
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