Lynda Juall Carpenito nasce nel 1950 e per le sue teorie del Nursing prende fortemente spunto dalla Gordon e dalla Nightingale.
Per la prima volta, grazie al suo pensiero molto all’avanguardia, si effettua una netta differenziazione tra il lavoro dell’infermiere e quello delle altre figure professionali che si intersecano ma non scambiano mai i propri ruoli. Si parla dunque di:
- Diagnosi infermieristiche
- Problemi collaborativi
La netta differenza tra le due parti è essenzialmente che nel primo caso l’infermiere è protagonista delle cure erogate al paziente, nel secondo caso è parte dell’equipe ma non sicuramente al primo posto. Bisogna dunque saper riconoscere il proprio posto nell’equipe assistenziale, perché è come fosse un puzzle in cui tutti i pezzi devono essere al proprio posto.
Cambia anche il modo di vedere il soggetto di cura: il paziente. Si riconosce una certa complessità della medicina ed ecco come i pazienti diventano finalmente persone e non solo patologie da curare. Solo in questo modo infatti è possibile non tralasciare alcun segno e sintomo, facendo le dovute diagnosi differenziali a seconda del caso specifico. Inoltre è essenziale sottolineare come parlando di equipe, si prende in carico la persona in maniera olistica, quindi a 360°, iniziando anche a comprendere l’importanza della prevenzione. In tutti gli ambiti di pertinenza medica infatti la prevenzione diventa di vitale importanza proprio per evitare che le patologie possano essere spunto per sequele successive e più gravi anche solitamente, rispetto alle problematiche primarie. Solo collaborando con tutte le figure sanitarie è possibile dunque ripristinare lo stato di salute del soggetto, o almeno provarci.
Con questa teorica si effettua una differenziazione a seconda delle aree in cui interviene la figura dell’infermiere:
- Fisiopatologiche: dovute ad una patologia (ictus, infarto del miocardio…)
- Correlata a trattamento: come nel caso del trattamento dialitico
- Personali: area che colpisce molto l’aspetto psicologico, quindi parliamo per esempio di una separazione o la morte di un parente caro da dover affrontare.
- Ambientali: lavorare senza avere le giuste misure di sicurezza: non eliminazione di oggetti nella stanza di degenza che potrebbero provocare la caduta di un paziente poco stabile fisicamente (cercando di prevenire queste problematiche).
- Correlati alle fasi maturative: invecchiamento, cambio del ruolo dei genitori.
Ecco come anche l’infermiere diventa una figura professionale pensante che non deve solo eseguire gli ordini, ma deve attuare un processo assistenziale pertinente e su misura del paziente, differenziando il tutto in maniera appropriata. Dietro la scelta di ogni singola azione, si nasconde un pensiero critico e professionale in grado di comprendere cosa è meglio proporre al paziente, per potergli garantire uno stile di vita propositivo, restituendo, quando possibile, la salute.
Questo modello prende il nome di BIFOCALE, perché mette in mostra le due parti comunicanti e imprescindibili che denotano l’attività infermieristica e medica in generale: pratica e teoria.
Queste due parti non possono essere viste separatamente, perché si rischierebbe di essere solo esecutori (nel caso di professionisti senza pensiero critico e nozioni teoriche), oppure infermieri con conoscenze anche superiori rispetto agli standard ma che non riescono ad eseguire praticamente le prestazioni assistenziali.
Tutti i professionisti della sanità dunque devono essere abituati, fin da quando cominciano l’approccio alla professione, e quindi fin dall’inizio del percorso di studi, ad intervallare le nozioni teoriche con la pratica clinica e quindi il tirocinio. Solo in questo modo potrà essere possibile formare professionisti consapevoli e in grado di fare capo a diverse situazioni, semplici o difficoltose che siano. A questo bisogna sempre unire anche le evidenze scientifiche che non possono essere sempre le stesse, di conseguenza non si smette mai di essere studenti e di formarsi.
Dott.ssa Taccogna Federica
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