“Importiamo infermieri dall’India” sono le parole del Ministro Schillaci che hanno scatenato un dibattito all’interno della comunità professionale
È proprio così. Siamo il paese che forma gli infermieri più ambiti e apprezzati dagli altri paesi europei, ma non riusciamo a trattenerli in patria.
Una realtà evidente che va avanti da anni. Sono circa 47mila gli infermieri emigrati all’estero e che non hanno nessuna intenzione di rientrare in Italia.
Lo dicono i dati Ocse. Un esodo inesorabile.
Le motivazioni sono anch’esse evidenti: stipendi più bassi, assenza di carriera, scarsa considerazione sociale e professionale.
I paesi più ambiti dagli infermieri italiani sono Gran Bretagna, Svizzera e Germania. Gli stranieri nel nostro Paese sono circa 25mila.
Come arginare il fenomeno?
Semplice, per alcuni decisori politici basta importare infermieri dall’India o da altri paesi.
Ma perché un infermiere decide di emigrare?
Proviamo a dare delle risposte.
Le regioni, con il beneplacito della Fnopi, stanno per partorire un documento che prevede un ulteriore anno di formazione per gli operatori socio sanitari. Questa formazione aggiuntiva permetterà loro di acquisire diverse competenze ora in dote agli infermieri.
Gli infermieri italiani, si ritrovano così a dover cedere ambiti di assistenza ad altre professioni.
E se gli oss spingono dal basso riuscendo ad ottenere un riconoscimento professionale a cui seguirà quello economico, i medici alzano le barricate bloccando il riconoscimento delle competenze avanzate degli infermieri.
Competenze avanzate che in realtà vengono già agite in tutti i setting assistenziali da anni ma che non vengono riconosciute da un percorso formativo universitario specifico.
E allora? La risposta è semplice: le famiglie italiane continueranno a sostenere la formazione universitaria dei loro cari pagando le tasse e sostenendo i fuori sede.
I paesi Europei ringraziano. Una storia tutta italiana.
Redazione NurseTimes
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