Avanzamenti nella ricerca portano a raccomandazioni rivoluzionarie
Nel contesto dell’insufficienza cardiaca, la Società Europea di Cardiologia (ESC) ha compiuto un importante passo avanti annunciando l’aggiornamento delle sue linee guida per includere i dati dei più recenti studi clinici. Le nuove direttive, rivelate in occasione del Congresso ESC 2023, gettano luce su nuove raccomandazioni che potrebbero rivoluzionare il trattamento di questa patologia.
Negli ultimi anni, l’insufficienza cardiaca ha visto progressi notevoli grazie agli sviluppi nella comprensione della malattia e nelle terapie farmacologiche. Ricerca come quella condotta nei trial DAPA-HF, DAPA-CKD, EMPEROR-Preserved, DELIVER, IRONMAN e STRONG-HF ha gettato le basi per questi progressi. Fondamentale è stato il lavoro del gruppo di lavoro sulle Linee Guida per la pratica clinica dell’ESC, che ha impiegato queste nuove evidenze per formulare raccomandazioni aggiornate per gli operatori sanitari.
Le linee guida rivisitate sono suddivise in tre categorie principali: insufficienza cardiaca cronica, insufficienza cardiaca acuta e comorbilità.
Tra le raccomandazioni salienti spicca l’uso degli inibitori SGLT2 per abbassare il rischio di ospedalizzazione o morte cardiovascolare nei pazienti con diversi sottotipi di insufficienza cardiaca. In particolare, i pazienti con frazione di eiezione mite ridotta (HFmrEF) o con frazione di eiezione conservata (HFpEF) potrebbero trarre beneficio da questa terapia.
L’approccio alla gestione dell’insufficienza cardiaca è stato ridefinito in modo deciso. Si è rivelata cruciale una strategia intensiva di inizio e rapida titolazione del trattamento basata sull’evidenza, sia prima della dimissione che durante le visite di follow-up, nelle prime sei settimane dopo il ricovero per scompenso cardiaco. Questo approccio mira a ridurre il rischio di riammissioni ospedaliere e di mortalità.
Un altro aspetto sottolineato nell’aggiornamento è l’importanza dell’attenzione continua ai sintomi e ai segni di congestione, oltre a parametri come la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca, le concentrazioni plasmatiche di NT-proBNP, le concentrazioni di potassio e la velocità di filtrazione glomerulare stimata durante il follow-up. Questi fattori possono avere un impatto sulla prognosi e possono suggerire la necessità di ulteriori adattamenti nel trattamento.
Le nuove linee guida mirano a integrare le terapie più recenti basate sull’evidenza per offrire risultati migliori ai pazienti affetti da insufficienza cardiaca. Con il campo medico in costante evoluzione, gli operatori sanitari sono sollecitati a rimanere aggiornati sulle ultime raccomandazioni e terapie. Questi sviluppi non solo influenzano la pratica clinica, ma potrebbero anche rappresentare un nuovo punto di partenza nel miglioramento della qualità di vita dei pazienti colpiti da questa condizione debilitante.
Redazione NurseTimes
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