L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) valuta positivamente lo sviluppo in Brasile di due vaccini contro la dengue. Lo ha detto il direttore generale Tedros Adhanom, nel corso di un incontro con il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva e con la ministra della Salute, Nisia Trindade.
“Il Paese potrebbe essere presto fornitore del vaccino contro la malattia grazie agli studi della Fondazione Oswaldo Cruz di Rio de Janeiro, legata al ministero della Salute, e dell’Istituto Butantan di San Paolo, legato al governo dello Stato paulista”. Entrambe le istituzioni hanno avviato ricerche specifiche per sviluppare il vaccino, che si aggiungerebbe all’unico immunizzante disponibile oggi nel Paese, chiamato Qdenga e prodotto dal laboratorio giapponese Takeda.
La valutazione positiva è arrivata anche sulla scorta dei risultati positivi di uno studio clinico di fase 3, pubblicati sul New England Journal of Medicine. I test effettuati hanno innanzitutto dimostrato come un vaccino sviluppato dall’Istituto Buntanan di San Paolo, che ha coordinato i ricercatori di 16 centri situati nelle cinque le regioni brasiliane, abbia un’efficacia in dose singola pari al 79,6%.
Tale vaccino contiene versioni attenuate di tutti e quattro i sierotipi di dengue, ma è stata possibile una valutazione dell’efficacia solo per i primi due, risultata rispettivamente dell’89,5% e del 69,6%. Il prodotto è comunque risultato sicuro tanto su chi aveva contratto la dengue quanto su chi non era mai venuto in contatto col virus. L’efficacia e la sicurezza sono state confermate anche per tutti i gruppi di età presi in considerazione (dai 2 ai 59 anni).
Lo studio clinico di fase 3 era partito a febbraio 2016, coinvolgendo 16.235 partecipanti in 13 Stati. I risultati evidenziano che l’efficacia del vaccino è pari all’80,1% tra i bambini più piccoli (tra 2 e i 6 anni), del 77,8% per la fascia tra 7 e 17 anni e del 90% per il gruppo di tra i 18 e i 59 anni.
Nei pazienti con una passata esposizione alla dengue è stata riscontrata una protezione nell’89,2% dei casi dopo una sola somministrazione. La quota scende al 73,6% per chi non è mai stato infettato dal virus, ma resta decisamente superiore rispetto ai vaccini disponibili sul mercato (in Brasile sono due quelli attualmente approvati).
Un altro vantaggio evidenziato è lo schema a dose singola, importante per una protezione rapida in caso di epidemie. Infine gli effetti collaterali avversi (dolore o arrossamento nel sito di iniezione, mal di testa, affaticamento) sono stati quasi interamente lievi o moderati, e anche nello 0,1% di effetti avversi gravi è seguita una completa guarigione.
“A giugno – spiega Esper Kallas, specialista in malattie infettive, direttore dell’Istituto Buntanan e primo autore dell’articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine – completeremo il periodo di follow-up di cinque anni e, una volta consolidati i dati, sapremo quanto durerà la protezione indotta dal vaccino”.
L’idea dei ricercatori è quella di presentare entro fine 2024 un rapporto all’agenzia di sorveglianza sanitaria brasiliana Anvisa per richiedere la registrazione del prodotto tetravalente. “Se tutto va bene –-conclude Kallas – otterremo l’approvazione definitiva del vaccino nel 2025. Abbiamo già l’infrastruttura per produrlo all’Istituto Butantan, anche se può essere ancora perfezionato”.
In Brasile diversi Stati e città stanno affrontando dall’inizio dell’anno un’epidemia di dengue. Nelle prime quattro settimane epidemiologiche di quest’anno sono state registrati 217.481 casi, in aumento di quasi cinque volte rispetto ai 44.752 casi dello stesso periodo dell’anno scorso. I morti fino a oggi sono 36, mentre altri 234 decessi sospetti sono oggetto di indagini.
La dengue è causata da un arbovirus trasmesso attraverso dalla puntura della femmina di zanzara Aedes aegypti. I sintomi principali sono febbre alta, dolori muscolari e articolari, eruzioni cutanee. Nelle forme più gravi la malattia può causare emorragie interne e portare alla morte.
Il fenomeno dengue interessa anche l’Italia. L’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ha recentemente pubblicato i dati conclusivi emersi nel 2023 dal sistema di sorveglianza nazionale sulle arbovirosi. Dal 1° gennaio al 31 dicembre i casi confermati di dengue sono stati 362, di cui 82 autoctoni e 280 associati a viaggi all’estero, con un decesso.
L’età media dei contagiati è di 37 anni, con una leggera prevalenza di persone di sesso maschile (51,93%). Le regioni maggiormente interessate sono Lombardia (115 casi) e Lazio (95), seguite a distanza da Emilia Romagna (42) e Veneto (33). Nessun caso è stato confermato in Valle d’Aosta, Molise, Basilicata, Calabria e Sardegna.
Redazione Nurse Times
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