In Giappone un team di scienziati ha recentemente annunciato di aver condotto con successo un innovativo trapianto di tessuto renale tra feti di ratto ancora nell’utero. L’intervento è frutto di una ricerca che si è concentrata sulla sequenza di Potter, condizione neonatale che può verificarsi quando il feto non dispone di sufficiente liquido amniotico durante la crescita. Tra i molteplici sintomi associati a questa condizione figura il grave coinvolgimento dei reni.
Secondo gli autori dello studio, i bambini affetti da questa condizione spesso non sopravvivono abbastanza a lungo per essere sottoposti a trattamenti come la dialisi. C’è quindi urgente bisogno di soluzioni alternative, almeno finché i pazienti non saranno abbastanza grandi da affrontare terapie più invasive.
Il team di ricerca ha trapiantato con successo reni di ratti fetali in feti umani, utilizzando un approccio altamente sperimentale. La complessa procedura ha coinvolto il narcotizzare ratti incinti e con attenzione esporre l’utero per il trapianto. I reni fetali sono stati prelevati dai donatori e iniettati attraverso la parete uterina nel feto ricevente, a una profondità di circa 5 millimetri sotto la pelle. I reni erano stati contrassegnati con una proteina fluorescente verde per verificare il successo del trapianto.
Il tasso medio di successo del trapianto è stato valutato all’88%. Dei nove feti trapiantati, tutti tranne uno hanno mostrato evidenze della proteina fluorescente verde alla nascita. Nonostante i reni fossero separati dai tratti urinari dei ratti, hanno mostrato un normale sviluppo e dovevano essere drenati manualmente dai ricercatori.
Un risultato interessante è stato l’inizio della crescita dei vasi sanguigni del ratto ospite all’interno del tessuto donatore, suggerendo una potenziale riduzione del rischio di rigetto del trapianto. Il team ha anche testato con successo il trapianto di reni di topo fetali, un approccio interspecifico simile all’utilizzo proposto di reni di maiale negli esseri umani. Questo ha confermato la maturazione dei reni trapiantati e ha dimostrato minor danno tissutale rispetto al trapianto di reni fetali di topo in ratti adulti.
Nonostante si tratti di una ricerca ancora in fase iniziale, i recenti progressi nel campo dei trapianti d’organo, inclusi gli xenotrapianti, offrono nuove prospettive. L’idea di trapianti in utero potrebbe rappresentare una svolta per i bambini affetti da difetti d’organo di vario genere. Il prossimo passo per il team di ricerca sarà ottenere l’approvazione etica per condurre esperimenti umani, anche se si prevede che ciò possa richiedere parecchio tempo.
Redazione Nurse Times
Articoli correlati
- Trapianto eccezionale: cuore, fegato e reni tenuti in vita da Cuneo a Torino
- Cervello, cuore e reni: una proteina li unisce come un filo rosso
- Reni “umanizzati” cresciuti in un maiale: lo studio cinese
- Doppio trapianto di reni a madre e figlio: una storia di solidarietà e speranza
Scopri come guadagnare pubblicando la tua tesi di laurea su NurseTimes
Il progetto NEXT si rinnova e diventa NEXT 2.0: pubblichiamo i questionari e le vostre tesi
Carica la tua tesi di laurea: tesi.nursetimes.org
Carica il tuo questionario: https://tesi.nursetimes.org/questionari
Lascia un commento