Che in Italia manchino infermieri è cosa nota, così come il fatto che l’età media di quelli che ci sono è molto elevata e che quindi presto andranno in pensione. Le stime sono impietose (si parla di una carenza di più di 60mila unità), e poi c’è da implementare il nuovo assetto territoriale che fa salire ulteriormente e di molto i numeri.
A fronte di questa situazione i nostri giovani scelgono sempre meno il percorso di laurea in Infermieristica, tanto che da qualche anno non si coprono nemmeno tutti i (pochi) posti messi a bando. Quei pochi che si laureano fuggono spesso all’estero, e chi è lontano dalla pensione sempre in maggior numero cerca altre strade, abbandonando la professione o andando a lavorare all’estero.
Non è difficile immaginare che con questa situazione il nostro sistema salute stia lentamente, ma inesorabilmente, avviandosi verso un declino fatale e senza ritorno. Cosa fare, allora?
Iniziamo col dire che questa situazione ha origini remote e radici forti. Appare del tutto evidente che, quando si diceva che in Italia era aperta la questione infermieristica e che ignorarla avrebbe portato a questo, si diceva il vero e si pretendeva il giusto.
Come rendere nuovamente attrattiva la professione? Be’, io credo che si debba mettere urgentemente mano alla questione sul tavolo della politica, finora colpevolmente ignorata. C’erano e ci sono alcune cose che erano urgenti allora e lo sono ancora di più adesso. La politica deve risolvere almeno alcune delle questioni sul tavolo, che possiamo riassumere come segue.
STIPENDIO – In Italia gli infermieri guadagnano stipendi irrisori, che li collocano molto vicini alla soglia di povertà. La questiona va senza dubbio risolta, perchè questa è la madre di tutte le questioni.
QUALITA’ DELLA VITA – In Italia la qualità di vita degli infermieri è davvero scarsa, stretti tra carenze organiche che spesso non permettono di usufruite dei riposi settimanali o delle ferie e tra stipendi inadeguati, che non permettono una vita almeno decente.
BENESSERE ORGANIZZATIVO – In Italia, proprio a causa delle carenze organiche e di una gestione delle aziende discutibile, ancora quasi ovunque si lavora per giri e compiti, come ai tempi dei dinosauri. Inoltre i colleghi sono sottoposti a continui e ingiustificati ricatti e a un clima lavorativo davvero stressante e frustrante. Non si tiene minimamente conto delle competenze dei colleghi, negando di fatto ai loro di esercitarle. Inoltre gli infermieri si ritrovano a sopperire alla quasi totale assenza di personale di supporto.
CONTRATTO DI LAVORO AUTONOMO – Questo serve per tutte le professioni sanitarie, esattamente come è stato possibile per i medici.
Ci sarebbero poi altre questioni collaterali, ma già portare queste quattro a soluzione sarebbe un grande passo avanti. Invece la nostra politica cosa fa? Nulla, oltre a piangersi addosso per una situazione esplosiva che gli stessi politici hanno innescato, come se la questione infermieristica non fosse sul piatto da oltre 20 anni.
Le soluzioni proposte sono semplici palliativi, andando a cercare infermieri in ogni parte del mondo, anche saltando una serie di passaggi di abilitazione che sono a garanzia degli stessi utenti. In questi giorni il ministro Schillaci si inventa una soluzione davvero originale per attrarre i giovani alla professione: percorsi di laurea specialistica. Così i giovanni correranno a iscriversi, ben sapendo che, anche qualora divenissero specialisti, terranno quella sudata e profumatamente pagata laurea specialistica appesa al muro.
Ora, che ci debba essere un’evoluzione di questo tipo in futuro certamente sarebbe auspicabile e utile alla professione, ma se prima non si risolvono le questioni sopra citate certamente questa utile evoluzione culturale non sarà capace di avvicinare più giovani alla professione o di impedire loro di andarla a sfruttare altrove.
Per concludere, possiamo dire che oggi, a causa di problemi contrattuali, organizzativi e di qualità di vita, la professione è diventata non attrattiva, e finchè questi aspetti non saranno risolti non sarà possibile renderla appetibile ai nostri giovani. Ogni altro tipo di soluzione, senza risolvere questi temi irrinunciabili, o è fuffa o è la più odiosa forma di demagogia senza contenuti.
I corsi di laurea sono molto impegnativi e comprendono lunghi periodi di tirocinio. E le ventilate specializzazioni appaiono ancora lontane e poco utili nelle condizioni attuali. Mi permetto di ricordare che già il contratto di lavoro prevede le funzioni superiori sia organizzative che cliniche. Per questo le specializzazioni sono contrattualmente previste, ma quanti colleghi con i requisiti (master clinici e magistrali) ne hanno finora usufruito?
Infine credo che una cosa che potrebbe avvicinare e che si potrebbe fare subito è iniziare a prevedere una retribuzione per i giovani che si iscrivono e che con il tirocinio lavorano in tutti i servizi del sistema salute.
Angelo De Angelis
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