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L’Inferno di Gaza: l’infermiera racconta la difficile realtà di curare i bambini senza risorse

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L’Inferno di Gaza: l’infermiera racconta la difficile realtà di curare i bambini senza risorse
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Becky Platt, infermiera volontaria, ha deciso di andare a Gaza per prestare soccorso in uno dei contesti umanitari più drammatici al mondo. Grazie alla testimonianza raccolta da Save The Children, emerge un quadro sconvolgente della situazione che i bambini e il personale sanitario affrontano ogni giorno in questa terra martoriata dal conflitto.

“Quando sono arrivata a Gaza, pensavo di essere preparata perché avevo seguito le notizie, ma niente può prepararti a ciò che ho visto. Edifici distrutti, macerie ovunque, bambini che vagano tra le rovine cercando cibo. Qui, procurarsi anche il minimo indispensabile è quasi impossibile”, racconta Becky. La sua testimonianza mette in luce la totale assenza delle risorse necessarie per garantire cure adeguate, soprattutto per i più piccoli.

Il racconto di Becky è straziante: “Avevamo solo paracetamolo e ibuprofene, farmaci che normalmente si usano per il mal di testa, ma a Gaza li abbiamo utilizzati per i bambini che subivano amputazioni. Non è giusto. Questi bambini con ferite devastanti meritano molto di più”. Becky descrive uno degli episodi più drammatici della sua esperienza: “Ho incontrato una ragazzina di 13 anni che ha perso una gamba e diversi fratelli in un bombardamento. Era in preda all’agonia e non riusciva nemmeno a guardare il suo moncherino. Ero impotente, non potevo fare quello che avrei potuto fare in un contesto diverso”.

A Gaza, i bambini non solo subiscono gravi ferite fisiche, ma anche un trauma psicologico devastante. “Il disagio psicologico che ho visto tra i bambini e i giovani è senza pari. Hanno bisogno di un enorme supporto per la salute mentale. Ogni giorno, sentono le bombe cadere e il fuoco delle mitragliatrici. È terrificante”, afferma Becky.

La guerra ha stravolto completamente le loro vite, rendendole irriconoscibili rispetto a prima.

Nonostante il contesto infernale, Becky racconta anche di un momento di speranza: “Una delle storie che mi ha dato forza è stata la nascita della prima bambina nell’ospedale da campo ostetrico, la chiameremo Lana. Era meravigliosa e ha portato gioia a tutto l’ospedale. È stato un grande incoraggiamento morale per tutti noi”.

Ma il dolore e la sofferenza rimangono preponderanti. Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, dal 7 ottobre oltre 14.000 bambini sono stati uccisi e circa la metà di questi non è ancora stata identificata. Sono oltre 21.000 i minori dispersi, scomparsi, detenuti o sepolti sotto le macerie. Le loro famiglie non sanno dove si trovano e molti di questi bambini sono a rischio di violenze, abusi e sfruttamento. Le segnalazioni di maltrattamenti e torture sono all’ordine del giorno, e persino bambini ritrovati in fosse comuni mostrano segni di tortura ed esecuzioni sommarie.

Becky conclude con un appello disperato: “Gaza è come niente altro io abbia mai visto prima, sia in termini di esigenze sanitarie che umanitarie. I bambini qui non hanno letto, coperte, o accesso a cibo adeguato. Vivono in condizioni inumane, e non possiamo lasciarli soli. Hanno bisogno di tutto il nostro supporto, ora più che mai.”

Redazione Nurse Times

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