Si moltiplicano le aggressioni al personale sanitario e il sindacato Nursing Up porta il conto degli episodi registrati negli ultimi giorni: “Sei aggressioni nelle ultime ultime 72 ore. Impossibile non raccontare il nuovo bollettino di guerra. Ma lo facciamo con uno scopo preciso, non limitandoci alla mera cronaca, a cui ovviamente non possiamo e non dobbiamo tristemente abituarci”.
Quindi Nursing Up passa all’elenco degli episodi: “Tra il 21 e il 23 settembre si sono consumati ben sei episodi all’insegna della violenza, del terrore puro, delle minacce, di quella che sembra diventata una vera e propria epidemia di rabbia. Venerdì 21 settembre, al Pronto soccorso dell’ospedale di Prato, un 15enne ha picchiato gli infermieri e devastato i locali. Nello stesso giorno, al Pronto soccorso di Varese, alle prime luci dell’alba, un cittadino extracomunitario ha aggredito brutalmente due infermieri appena uscito dall’ambulanza”.
E ancora: “Il giorno dopo, sabato 22 settembre, al Pronto soccorso dell’ospedale di Imola, un 24enne che non accettava la diagnosi di trattamento sanitario obbligatorio per la compagna ha riempito di calci e pugni due infermieri e un medico, e poi, non contento, si è barricato in una stanza, dove ha brandito l’asta di una flebo, minacciando sia il personale che i pazienti. Lunedì 23 settembre, al Pronto soccorso del Santissima Trinità di Cagliari, un 52enne ha minacciato di morte il medico di turno”.
Nursing Up continua nell’elenco: “Nello stesso giorno, al Pronto soccorso del Vecchio Pellegrini di Napoli, il padre di un giovane paziente, affetto da aritmia, in disaccordo con la diagnosi dei medici, ha preteso le dimissioni immediate del figlio. Da qui un susseguirsi di urla, minacce, spintoni e schiaffi al personale sanitario. Infine, sempre lunedì, al pronto soccorso di Treviso, un paziente ha dato in escandescenze perché pretendeva una Tac che i medici non ritenevano necessaria”.
Commenta il sindacato: “Abbiamo analizzato i sei episodi, uno per uno, abbiamo ascoltato la testimonianza dei nostri referenti locali e l’abbiamo anche supportata con quella dei cronisti. Dobbiamo riscontrare un unico pericoloso comune denominatore: che l’aggressione avvenga di giorno o di notte, cambia poco o nulla. Prima di tutto, nel 100% dei casi il teatro delle aggressioni è stato il pronto soccorso, e questo corrobora la nostra denuncia presentata al ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel corso del recente summit con i sindacati. I reparti di emergenza-urgenza rappresentano un pericoloso micromondo, e mai come in questo momento vanno trattati con piani di sicurezza ad hoc”.
Sempre Nursing Up: “La seconda osservazione doverosa è che in nessuno dei citati episodi era presente almeno un agente al momento dell’avvenuta violenza. Non accade infatti quasi mai che le aggressioni siano infrante sul nascere ai primi pericolosi barlumi di rabbia. Gli arresti, come in questo caso, sono scattati tutti a fatti drammaticamente avvenuti dopo che il personale aggredito o minacciato ha allertato i commissariati più vicini. Non sempre l’intervento delle forze dell’ordine in arrivo dall’esterno si rivela però tempestivo, e non dipende nemmeno dalla responsabilità degli agenti stessi”.
Aggiunge il sindacato: “È evidente che, oltre a essere di fronte a un costante aggravio delle violenze, nell’aggressività e nei numeri, che superano ormai la media di un episodio al giorno, c’è da constatare che non può essere soltanto la pena rapida ed esemplare, a fatti drammaticamente avvenuti, la soluzione a lungo termine. Braccialetti con sistemi di allarme, pulsanti con codice rosso sul camice, cartelloni che avvisano del rischio che si incorre nell’aggredire il personale, esposti all’ingresso dei pronto soccorsi, fino ad arrivare agli arresti in flagranza di reato: tutto questo è davvero sufficiente?”.
Conclude Nursing Up: “Qui occorre come il pane un nuovo, ingente dispiegamento di agenti. Occorrono uomini delle forze dell’ordine dislocati in tutti i pronto soccorso italiani, 24 ore su 24. In molti casi, in realtà sanitarie con bacini di utenza molto grandi, un solo uomo, come appare evidente da quanto sta accadendo, potrebbe non bastare”.
Redazione Nurse Times
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