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Gimbe in audizione alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato: “Manovra 2025 lontana dalle necessità della sanità pubblica”. Le proposte della Fondazione

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Vaccino anti-Covid, Cartabellotta (Gimbe): "Aifa si pronunci su quarta dose per immunodepressi"
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“Il disegno di legge sulla Manovra 2025 è molto lontano dalle necessità della sanità pubblica: le risorse stanziate non bastano a risollevare un Servizio sanitario nazionale in grave affanno, sono ampiamente insufficienti per finanziare tutte le misure previste dalla Manovra e mancano all’appello priorità rilevanti per la tenuta della sanità pubblica”. Queste le criticità principali emerse dall’audizione della Fondazione Gimbe alle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, dove il presidente Nino Cartabellotta ha avanzato proposte concrete per il rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale (Fsn).

Il Fondo nazionale sanitario

La Fondazione ha evidenziato come la crescita del Fsn sia nettamente insufficiente rispetto alle difficoltà della sanità pubblica di garantire in maniera equa il diritto alla tutela della salute. “L’incremento di € 2,5 miliardi per il 2025, che porta in dote 1,2 miliardi di euro dalla Manovra 2024 aumenta il Fsn solo dell’1% rispetto a quanto già fissato nel 2024”, ha spiegato il presidente Gimbe. E negli anni successivi, eccezion fatta per il 2026 (+3%), gli incrementi percentuali del Fsn sono risibili: +0,4% nel 2027, +0,6% nel 2028, +0,7% nel 2029 e +0,8% nel 2030.

“Ma soprattutto – ha rilevato il Cartabellotta – emerge la riduzione degli investimenti per la sanità rispetto alla ricchezza prodotta dal Paese, segno che il rafforzamento del SSN e la tutela della salute non sono una priorità nemmeno per l’attuale Governo”. Infatti, in termini di percentuale di Pil, il Fsn scende dal 6,12% del 2024 al 6,05% nel 2025 e 2026, per poi precipitare al 5,9% nel 2027, al 5,8% nel 2028 e al 5,7% nel 2029.

“Questo trend – ha osservato il presidente Gimbe – riflette il continuo disinvestimento dalla sanità pubblica, avviato nel 2012 e perpetrato da tutti i Governi. L’aumento progressivo del Fsn in valore assoluto, sempre più sbandierato come un grande traguardo, è in realtà una mera illusione: perché la quota di Pil destinata alla sanità cala inesorabilmente, fatta eccezione per gli anni della pandemia quando i finanziamenti straordinari per la gestione dell’emergenza e il calo del PIL nel 2020 hanno mascherato il problema. E con la Manovra 2025 si scende addirittura sotto la soglia psicologica del 6%, toccando il minimo storico”.

Le misure non previste

“Dalla Manovra 2025 – ha rilevato Cartabellotta – restano esclusi il piano straordinario di assunzione medici e infermieri, l’abolizione del tetto di spesa per il personale e risorse adeguate per restituire attrattività al Ssn, visto che le indennità di specificità sono solo briciole. Mancano inoltre risorse per ridurre/abolire il payback sui dispositivi medici e per gestire il continuo sforamento del tetto di spesa della farmaceutica diretta, che pesa sempre di più sull’industria del farmaco”. Infine anche i nuovi Lea per le prestazioni specialistiche e protesiche, attesi da ben 8 anni, rischiano di slittare oltre il 1° gennaio 2025, per esiguità delle risorse stanziate.

Il rifinanziamento del Ssn

Secondo il report Ocse sulla sostenibilità fiscale dei servizi sanitari, pubblicato nel gennaio 2024, la spesa sanitaria crescerà “fisiologicamente” in media del 2,6% annuo fino al 2040, spinta dal costo crescente di farmaci e tecnologie sanitarie, invecchiamento della popolazione e inflazione. “Purtroppo – ha spiegato il presidente Gimbe – gli incrementi previsti dalla Manovra 2025, ben al di sotto di questa soglia, non saranno sufficienti a mantenere il passo, lasciando il nostro Ssn sempre più indietro”. Con il finanziamento assegnato dalla Legge di Bilancio 2025, infatti, dal 2026 ci allontaneremo dal tasso di crescita del 2,6% annuo, accumulando un gap di circa 12 miliardi nel 2030.

Le proposte

“Se il nostro Paese intende davvero rilanciare il Ssn – ha continuato il presidente Gimbe – è indispensabile avviare un rifinanziamento progressivo accompagnato da coraggiose riforme di sistema. Perché aggiungere fondi senza riforme riduce il valore della spesa sanitaria, mentre fare riforme ‘senza maggiori oneri per la finanza pubblica’ crea solo scatole vuote, come il DL anziani, il DL liste di attesa e il Ddl sulle prestazioni sanitarie”.

Seguendo le opzioni politiche suggerite dal report Ocse del gennaio 2024, la Fondazione Gimbe ha presentato in audizione proposte concrete per rifinanziare il Ssn. Nell’impossibilità di aumentare la spesa pubblica totale visto l’inverosimile balzo del Pil nel breve-medio termine e i vincoli Eu sul debito, occorre puntare sulla combinazione delle altre strategie proposte dall’Ocse.

Innanzitutto aumentare le risorse per la sanità, riallocandole da altri capitoli di spesa pubblica e/o introducendo tasse di scopo, in particolare su prodotti che danneggiano la salute: sigarette, alcool, gioco d’azzardo, bevande e prodotti zuccherati, e/o tassando i redditi milionari e/o gli extra-profitti di multinazionali.

In secondo luogo rivalutare i confini tra spesa pubblica e spesa privata: previo aggiornamento efficace dei Lea (le prestazioni che il Ssn è tenuto a fornire a tutte le persone, gratuitamente o dietro pagamento di ticket), occorre attuare una “sana riforma” della sanità integrativa che permetta di coprire i bisogni di salute aumentando la spesa intermediata e riducendo quella pagata di tasca dai cittadini; rivedere le compartecipazioni alla spesa sanitaria; incentivare, previa definizione di una governance nazionale, le partnership pubblico-privato. Infine, attuare un Piano Nazionale di disinvestimento da sprechi e inefficienze per aumentare il valore della spesa sanitaria.

Sempre il presidente Gimbe: “È ormai tempo di rimboccarsi le maniche abbandonando sia i proclami populisti del Governo sia le proposte irrealistiche di rifinanziamento delle forze di opposizione, evitando di fare della sanità un campo di battaglia politica. Perché senza un adeguato potenziamento del Ssn con adeguate risorse e coraggiose riforme di sistema, non resterà che assistere impotenti al suo declino: vedremo dissolversi la sua funzione di tutela universale della salute, disattendendo il principio sancito dall’articolo 32 della Costituzione”.

Conclusione: “Di conseguenza, è indispensabile ripensare le politiche allocative del Paese per contrastare la progressiva demotivazione e fuga del personale sanitario dal Ssn, le difficoltà di accesso alle innovazioni farmacologiche e tecnologiche, le diseguaglianze nell’accesso a servizi e prestazioni sanitarie, l’aumento della spesa privata e la rinuncia alle cure. Altrimenti, diremo definitivamente addio all’universalismo, all’uguaglianza e all’equità, principi fondanti del Ssn”.

Redazione Nurse Times

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