Il report annuale 2024 sulla formazione e l’occupazione nelle 23 professioni sanitarie (in allegato), presentato dal dott. Angelo Mastrillo il 9 novembre presso l’Università di Foggia (quarta nella classifica Censis tra le prime 20 università italiane), offre un quadro completo delle tendenze formative e occupazionali nel settore sanitario. L’evento si è tenuto in occasione del 25º anniversario dell’istituzione dell’Università di Foggia.
Calo delle domande di ammissione
Il report evidenzia un calo nelle domande di ammissione ai corsi di laurea per le professioni sanitarie, scese da 66.686 dello scorso anno a 64.139 nel 2024, pari a un -3,8%. Tale calo è inferiore rispetto al -8,3% dell’anno precedente, un segnale di stabilizzazione nonostante la contrazione delle iscrizioni. Per i corsi di laurea magistrale delle professioni sanitarie si osserva una diminuzione simile, con un calo del -9,6% nelle domande, da 15.461 nel 2023 a 13.983 nel 2024. Oltre 6.500 sono rimasti vacanti. Infermieristica, una delle professioni cardine del sistema sanitario, ha visto un tasso di iscrizioni ben al di sotto delle aspettative. Questa crisi non è solo numerica: il vuoto formativo attuale rischia di trasformarsi presto in una carenza di personale, con conseguenze preoccupanti per il sistema sanitario nazionale.
Aumento dei posti a bando
Il numero di posti disponibili per i corsi di laurea delle professioni sanitarie è aumentato del +3,3%, passando da 34.453 a 35.592 posti, nonostante la riduzione delle domande. Questo ha portato a un abbassamento del rapporto domande/posto (D/P) a 1,8, rispetto all’1,9 del 2023 e al 2,2 del 2022.
Fabbisogni formativi e nuove professioni
La richiesta di posti per le professioni sanitarie è aumentata in quasi tutte le regioni italiane, raggiungendo un totale di 41.448 posti contro i 40.629 dell’anno precedente (+2%). Con il recente accordo della Conferenza Stato-Regioni, il numero finale di posti è stato stabilito a 43.515. Tuttavia, la nuova professione di Osteopata non è ancora inclusa nel calcolo del fabbisogno formativo, poiché i dati sulla domanda per regione sono ancora in fase di definizione.
Distribuzione dei corsi di laurea per Ateneo
Le università italiane continuano ad ampliare l’offerta formativa nel settore delle professioni sanitarie. Tra le università con il maggior numero di corsi, spiccano Milano Statale (22 corsi), Roma Sapienza (21), e Genova e Roma Tor Vergata (19 ciascuna). Complessivamente, l’offerta formativa è aumentata da 468 a 487 corsi, includendo sia nuove attivazioni che riattivazioni e sospensioni di corsi esistenti.
Sospensioni e nuove attivazioni
Diversi atenei hanno sospeso o riattivato corsi specifici in base alla domanda locale e alle esigenze di mercato. Ad esempio, l’Università di Pavia ha sospeso il corso di Terapista Occupazionale, mentre ha riattivato Tecnico Ortopedico e Tecnico di Neurofisiopatologia. Nuovi corsi sono stati attivati, tra cui Osteopata presso le università di Verona e Firenze, e Logopedista all’Università di Foggia.
Occupazione post-laurea e tasso di impiego
Secondo i dati AlmaLaurea, nel 2022 il tasso di occupazione dei laureati di primo livello nelle professioni sanitarie è leggermente diminuito al 76,8%, rispetto al 78,5% dell’anno precedente. Questa diminuzione riflette una tendenza negativa che dura da 16 anni, con una perdita complessiva di -10,2 punti percentuali rispetto all’87% del 2007.
Professioni sanitarie con i tassi di occupazione più elevati
Alcune professioni sanitarie mantengono alti tassi di occupazione. Tra queste, il Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva (81,1%) e il Tecnico di Neurofisiopatologia (81,0%) hanno il maggior tasso di impiego tra i laureati. Seguono l’Igienista Dentale (80,7%) e il Fisioterapista (80,5%).
Ripartizione dei posti per regione
L’aumento dei posti è distribuito su quasi tutte le regioni italiane, con incrementi significativi in Lazio (+5%), Sicilia (+8,4%), Veneto (+5,5%) e Friuli Venezia Giulia (+13,7%). Tuttavia, alcune regioni hanno registrato riduzioni, come il Molise (-12,9%) e l’Emilia-Romagna (-1,6%).
Questo report 2024 mette quindi in luce sia la flessibilità del sistema formativo italiano nel settore sanitario, che si adatta alle esigenze locali e alle fluttuazioni della domanda, sia le sfide nell’attrarre candidati verso le professioni sanitarie.
I dati preoccupanti di infermieristica
Nello specifico, il corso di Infermieristica ha registrato un alto numero di posti vacanti in molte università italiane. Le università, nonostante l’ampliamento dell’offerta formativa per rispondere alla crescente richiesta di infermieri, non riescono ad attrarre un numero sufficiente di studenti. Per alcuni atenei, si parla di una percentuale di posti vacanti superiore al 20%, una soglia che mette seriamente a rischio la formazione del personale infermieristico futuro.
Le ragioni di questo calo sembrano essere molteplici: da una percezione di scarsa valorizzazione della figura dell’infermiere, a condizioni di lavoro difficili e spesso caratterizzate da ritmi estenuanti e retribuzioni considerate non adeguate rispetto alle responsabilità del ruolo.
Le conseguenze della carenza di infermieri
La carenza di infermieri, in un contesto di aumento dell’età media della popolazione e di crescita delle richieste di assistenza sanitaria, rappresenta un problema serio. Se la tendenza dovesse proseguire, il sistema sanitario rischierebbe di trovarsi sotto ulteriore pressione nei prossimi anni, con un carico di lavoro insostenibile per il personale attualmente in servizio e un inevitabile impatto sulla qualità dell’assistenza ai pazienti.
Cosa si sta facendo per risolvere la crisi?
Le istituzioni e le associazioni professionali stanno cercando soluzioni per attrarre nuovi studenti verso la carriera infermieristica. Tra le misure proposte figurano:
- Incentivi economici: aumentare le borse di studio e i finanziamenti per gli studenti che scelgono Infermieristica.
- Miglioramento delle condizioni di lavoro: riformare i contratti per rendere il lavoro più sostenibile e con retribuzioni più competitive.
- Campagne di sensibilizzazione: promuovere il valore sociale della professione infermieristica e aumentare il riconoscimento pubblico dell’importanza di questo ruolo.
Uno sguardo al futuro
Il calo di iscrizioni al corso di laurea in Infermieristica nel 2024 è un segnale d’allarme che richiede un intervento rapido e deciso. Senza un’adeguata forza lavoro in questo settore, la capacità del sistema sanitario di fornire assistenza adeguata sarà seriamente compromessa. La speranza è che, attraverso una combinazione di incentivi e riforme, si possa invertire la rotta e ripristinare l’attrattiva di una professione tanto necessaria quanto, oggi, in difficoltà.
Redazione NurseTimes
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