Da noi contattato, il docente in Organizzazione delle professioni sanitarie all’Università di Bologna si dice preoccupato da tale fenomeno e sottolinea le criticità riguardanti la formazione dei professionisti.
“Preoccupa il calo progressivo degli infermieri, testimoniato dal dato relativo al numero di laureati in Infermieristica, che per la prima volta negli ultimi 11 anni è sceso sotto 10mila. Se pensiamo che di infermieri in Italia ne servono 15mila, è chiaro che si tratta di un problema non da poco”. Così Angelo Mastrillo, docente in Organizzazione delle professioni sanitarie all’Università di Bologna, che ha elaborato il trend statistico degli ultimi anni.
Da noi contattato, Mastrillo, spiega che “rispetto alla media annuale degli ultimi 11 anni i laureati in Infermieristica sono 11.436 sui 15.464 posti messi a bando, pari al 74%”. Valore questo “che è sceso dall’81% del 2013 al 69% del 2020 e al 67% del 2021”. Inoltre, “rispetto ai laureati in Medicina, il rapporto è sotto 1:1, mentre era 2:1 nel 2013” La probabile causa? “Potrebbe essere la difficoltà, emersa negli ultimi due anni, di garantire il tirocinio agli studenti e di concludere quindi in tempo il percorso formativo”.
Per l’esperto la professione non ha perso appeal, “tenuto conto che il numero di iscritti alla facoltà di Infermieristica resta piuttosto elevato”. Il problema, semmai, risiede nei posti messi a bando dalle università: “Pochi, soprattutto se paragonati ai posti messi a bando per i medici”. In Lombardia, tanto per fare un esempio, “su 3.300 domande giunte da Regione e Fnopi, i posti messi a bando sono appena 2mila”.
Come risolvere il problema, allora? “Bisogna aumentare del 10% all’anno i posti banditi dalle università. In questo modo si potrà raggiungere la quota di 15mila nuovi laureati all’anno. Nel 2022 Regioni e Fnopi hanno indicato rispettivamente in 24mila e 29mila la quota relativa al fabbisogno formativo. Nel 2021 le università hanno messo a bando solo 18mila posti. Vedremo se nel prossimo futuro recepiranno le esigenze del Paese”.
Mastrillo sottolinea come un altra criticità sia la carenza di personale addetto alla formazione. Anche qui i numeri parlano chiaro: “Oggi, nel settore infermieristico Med/45, ci sono appena 50 docenti di ruolo su 222 sedi di corso. Addirittura a Bologna, la città dove vivo, non ce n’è neanche uno, mentre ce ne sono cinque a Torino e a Roma Campus, tre a Verona e a L’Aquila, solo per fare qualche esempio”.
Senza dimenticare l’aspetto economico: “Gli infermieri addetti alla formazione universitaria percepiscono 25 euro a lezione se si dedicano all’insegnamento fuori dall’orario di lavoro in ospedale, e 5 euro a lezione se vi si dedicano quando sono in servizio. Credo che ciò fotografi la difficoltà del sistema formativo nel riconoscere la giusta gratificazione ai docenti di ruolo. Così come esiste una difficoltà oggettiva nel riconoscere il giusto stipendio alle diverse figure professionali. Non trovo giusto, infatti, che gli infermieri con un elevato grado di specializzazione, conseguito attraverso appositi percorsi di studio, guadagnino quanto gli infermieri di base. Lo stipendio andrebbe modulato in base all’attività svolta e alle responsabilità che ne derivano”.
Mastrillo conclude con un’amara considerazione: “Quella di infermiere è una professione che merita enorme rispetto. È un pilastro della nostra sanità, ma non vede valorizzata la grande passione con cui in molti la esercitano. Non c’è da meravigliarsi, allora, della fuga verso l’estero a cui stiamo assistendo. Sì, perché i nostri infermieri, grazie alla formazione di alto livello ricevuta, sono i migliori in Europa, e fuori dai confini nazionali hanno possibilità di carriera che purtroppo non hanno in Italia”.
Redazione Nurse Times
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