Il 12 maggio 1820 è nata Florence Nightingale, fondatrice delle scienze infermieristiche moderne. L’International Council of Nurses ricorda questa data celebrando in tutto il mondo la Giornata internazionale dell’Infermiere.
Una giornata per ricordare la nostra storia che parte da lontano una professione che ha compiuto un lungo cammino. E’ doveroso ricordare che secondo recenti studi nei paesi anglosassoni, l’infermiere viene ritenuto il professionista sanitario tra i più attendibili ed ovunque è riconosciuta una enorme valenza alla nostra professione.
Una professione indispensabile ed unanimemente riconosciuta in tutto il mondo come anello portante dei vari sistemi sanitari. Esercenti di standard elevati di assistenza grazie a competenze avanzate e alla formazione universitaria.
In Italia la figura dell’infermiere è ben delineata dal profilo professionale che è racchiuso all’interno dei tre articoli del D.M. N°739 14/09/01994.
Ma a distanza di venti anni dalla pubblicazione del nostro profilo professionale nella realtà quotidiana delle nostre aziende sanitarie pubbliche e private quanto di tutto questo è realmente applicato?
A giudicare da quello che vediamo nei nostri posti di lavoro e da quello che leggiamo quotidianamente sui social network verrebbe da dire MOLTO POCO, ma la cosa più drammatica è che spesso sono gli stessi professionisti nostrani ad avallare e giustificare tutto questo nascondendosi troppo spesso dietro concetti ancora legati ad una visione arcaica della professione.
Concetti come olismo, che dovrebbero essere cardine della nostra professione, sono lontani dalla realtà. Stravolti, sviliti ed asserviti ad un concetto di necessità, del tutto fare per giustificare l’ingiustificabile.
Il concetto di OLISMO non significa essere un tutto fare, ma significa valutare il propri pazienti sotto tutti i punti di vista e pianificare l’assistenza su misura dell’utente.
Ulteriore problema in seno alla nostra professione è il concetto radicato di MISSIONE. Troppi colleghi giustificano la loro triste realtà, nascondendosi dietro questo concetto legato ad una visione quasi divina della nostra professione, negando così di fatto la natura di PROFESSIONE del nostro agire.
L’NFERMIERE DI OGGI NON E’ E NON PUO’ ESSERE UN MISSIONARIO, MA UN PROFESSIONISTA COSCIENTE DEI SUOI MEZZI E CON OBIETTIVI PRECISI.
Dunque in Italia la professione infermieristica ha ben poco da festeggiare.
All’orizzonte si intravede un barlume di speranza, tanti colleghi di tutte le generazioni stanno prendendo coscienza che bisogna costruire un futuro migliore.
Questa giornata deve allora diventare un occasione per riflettere su cosa siamo e su cosa possiamo essere.
I problemi sono tanti, certamente, ma noi siamo anche i professionisti che fanno del problem solving uno strumento di lavoro, capaci di fare fronte a mille difficoltà con creatività e genialità e questo dobbiamo mettere in campo. Dobbiamo lottare per evitare la morte intellettuale della nostra professione.
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