La vicenda risale a quasi due anni fa. Le operatrici della casa di riposo dove la donna era ospite sono accusate di abbandono di persona incapace.
Quello che accadde alla sua mamma, Carla lo seppe solo quando le arrivò la raccomandata dalla cancelleria dell’ufficio del gip. Solo allora apprese di essere la persona offesa nel procedimento a carico di due infermiere della casa di riposo dove l’anziana era ospite. Perché furono i medici del Pronto soccorso del Policlinico di Verona, nel giugno di due anni fa, a denunciare alla Procura della Repubblica lo stato pietoso in cui versava una ferita alla testa, dovuta a una neoplasia e in attesa di un intervento che però era stato rimandato a causa della pandemia.
Aprire quel fascicolo, visionare gli atti dell’indagine condotta dal sostituto procuratore Valeria Ardito e leggere la relazione medica ha rinnovato quel dolore mai sopito. Perché nessuno all’interno della casa di riposo che accoglieva la madre di 92 anni, nemmeno il medico, le aveva raccontato quello che era accaduto il 24 giugno 2020, quando la donna fu portata in ambulanza al Policlinico perché stava male. Furono i medici dell’ospedale, quando videro la medicazione, a rilevare che la lesione, comprendente la “vasta regione tra l’orbita sinistra e parte del cranio”, non era stata disinfettata e pulita accuratamente, che era gravemente infetta in profondità e che presentava un inizio di necrosi.
«Nessuno ci disse mai nulla – spiega Carla, che ora, insieme al fratello, si è rivolta a un legale per essere tutelata, e ha chiesto di costituirsi parte civile nel procedimento iniziato ieri davanti al gup Carola Musio –. Andavo a trovare la mamma e lei si lamentava perché aveva prurito sotto la medicazione. Era una donna che non si lamentava mai. Non fosse stato per quel problema, avrebbe continuato a vivere da sola, come ha sempre fatto, nonostante facesse fatica a camminare, e non sarebbe stato necessario metterla in una struttura».
Una donna forte, rimasta vedova in giovane età e con due figli da allevare, ma che non ha mai mollato e con una forza di volontà sorprendente. Molti anni prima era stata investita a Jesolo da una bicicletta mentre stava camminando: si era fratturata entrambe le gambe, ma si era ristabilita e camminava aiutandosi con un bastone.
«Mi spezzava il cuore vederla afflitta, ma non riusciva a dirmi altro – prosegue la figlia –. Si toccava la testa, e per questo le avevo portato dei guantini in cotone per consentirle di provare sollievo senza alterare la medicazione». Quello che non sapeva è che quella ferita non veniva invece curata. In ospedale ripulirono la lesione, fecero lavaggi con un disinfettante, per poi rimandare l’anziana nella Rsa, dove morì tre settimane dopo, l’11 luglio.
Abbandono di persona incapace è l’ipotesi di reato contestata alle due infermiere, di 46 e 63 anni. “Con l’aggravante di avere provocato un aggravamento della lesione”, recita l’imputazione.
Redazione Nurse Times
Fonte: L’Arena
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