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Venezia, anche gli infermieri protagonisti alla Mostra del Cinema con il docufilm “Il buon lavoro che c’è”

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Venezia, anche gli infermieri protagonisti alla Mostra del Cinema con il docufilm "Il buon lavoro che c'è"
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Presentato a margine della 79esima edizione, racconta come la professione sia profondamente cambiata (per certi versi in meglio), parlando anche della carenza di personale nelle strutture sanitarie.

E’ stato presentato a margine della 79esima Mostra del Cinema di Venezia il docufilm dal titolo Il buon lavoro che c’è (guarda il trailer), prodotto della holding di comunicazione strategica The Skill Group. Si tratta di un viaggio ideale nell’Italia del fare, del sacrificio, della fatica, ma anche delle soddisfazioni e della crescita professionale e personale. Le immagini mostrano spaccati eterogenei, ma ugualmente significativi per l’economia del Paese. E le parole degli intervistati raccontano i profondi mutamenti avvenuti nel mercato delle professioni, comprese quelle sanitarie.

Tra le protagoniste figurano Erika Pistillucci e Myriam Scaramella, infermiere in servizio al Policlinico San Pietro del Gruppo San Donato, in provincia di Bergamo. Parlano della loro gratificante esperienza personale, ma anche di come la professione sia profondamente cambiata e di come certi retaggi del passato siano falsi o fuorvianti.

“Le parole delle ragazze intervistate nel docufilm – spiega Dario Beretta, presidente di Aiop Lombardia – sono il miglior messaggio da mandare a tutti coloro che pensano di intraprendere la carriera infermieristica. Il ruolo è mutato profondamente: oggi l’infermiere è responsabile dell’assistenza infermieristica di base, ma anche della valutazione nei peggiori quadri e dell’assistenza nei contesti di emergenza. La professione sta cambiando a tal punto che certe competenze sono ora ascrivibili solo a loro, e non più ai medici”.

Non manca un riferimento al problema della carenza di personale nelle strutture sanitarie. “I dati parlano chiaro – prosegue Beretta – e ci dicono, stando alle ultime rilevazioni fatte da Unioncamere e Anpal, che tra il 2022 e il 2026 il fabbisogno occupazionale del settore medico-sanitario sarà di 44mila unità all’anno. A oggi risultano introvabili il 47% dei medici, il 42% degli infermieri e il 38% degli altri professionisti sanitari”.

Un tema approfondito da Lucio Oliveri, direttore generale dell’agenzia per il lavoro Axl di Bergamo: “Aanalizzando la situazione attuale delle nostre richieste di infermieri, la maggior parte si concentra in Toscana e in Lombardia, che cubano il 55% delle richieste, seguite da Lazio (20%) e Piemonte (15%). Nei primi sei mesi del 2022 il numero di candidati inseriti è cresciuto del 50% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, ma comunque l’offerta è ancora lontanissima dal soddisfare il fabbisogno di infermieri. Stando alla nostra esperienza, la possibilità di un alloggio iniziale fornito dalla struttura, un contesto ospedaliero modernamente strutturato e i servizi, sono gli elementi accrescono la possibilità di inserimento”.

Redazione Nurse Times

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