Lo studio condotto dai Centers for Disease Control and Prevention su un cluster in Nebraska rivela che il periodo di incubazione è inferiore rispetto alle altre mutazioni del coronavirus.
Quando dura l’incubazione se si è infettati dalla variante Omicron del corionavirus? Una risposta preliminare arriva dallo studio su un piccolo focolaio registrato in Nebraska (Usa) e pubblicato sul bollettino settimanale dei Cdc (Centers for Disease Control and Prevention, ossia l’Agenzia federale Usa per il controllo e la prevenzione delle malattie). L’analisi di una catena di contagi avvenuti in una famiglia con il paziente indice non vaccinato ritornato dalla Nigeria suggerisce che il periodo di incubazione sia minore rispetto alle precedenti mutazioni: circa tre giorni.
Lo studio ha riguardato un cluster partito da un uomo di 48 anni che aveva già avuto il Covid-19 in forma sintomatica nel novembre 2020. Successivamente sono stati infettati altri cinque contatti familiari: una persona vaccinata con due dosi di Pfizer-BioNTech (la seconda ricevuta ad agosto 2021) e con precedente infezione da coronavirus nel novembre 2020; altri tre membri della famiglia non vaccinati, ma anche loro con precedente infezione nel novembre 2020; un famigliare non vaccinato che ha avuto lievi sintomi nel novembre 2020, ma era risultato negativo al test.
I sintomi riportati dalla famiglia erano simili o più lievi di quelli rilevati durante la loro prima infezione, un anno fa. Il paziente non vaccinato è risultato negativo al test nel 2020 ha avuto tosse, dolori articolari, congestione, febbre e brividi. Nessuno ha richiesto il ricovero ospedaliero, che non era servito neanche per la prima infezione nel 2020.
Dall’analisi di questo cluster i ricercatori concludono che il tempo di incubazione dell’infezione è di circa tre giorni, più breve rispetto a quella della variante Delta, che era intorno a quattro giorni, e di quella del virus “originario”, superiore a cinque giorni. Nei giorni scorsi i Cdc americani hanno aggiornato le indicazioni per la quarantena, riducendola per gli asintomatici a cinque giorni, in considerazione delle evidenze scientifiche da cui emerge che la nuova versione del virus si trasmette da uno-due giorni prima della comparsa dei sintomi a due-tre giorni successivi all’insorgenza degli stessi.
Lo studio conferma un aumento del potenziale di reinfezione. Si legge nella relativa nota dei Cdc: “Sebbene siano disponibili poche descrizioni cliniche delle infezioni da Omicron, è stata segnalata una malattia lieve tra i pazienti vaccinati. Non è noto se le sindromi cliniche lievi o le diverse descrizioni dei sintomi siano il risultato dell’immunità esistente o delle caratteristiche cliniche alterate associate all’infezione da Omicron. Le cinque reinfezioni, inclusa una dopo la vaccinazione completa, potrebbero essere spiegate dalla diminuzione dell’immunità, dal potenziale di evasione immunitaria parziale da parte di Omicron o da entrambi. Le conclusioni tratte da queste osservazioni sono limitate dalla piccola dimensione del campione. Saranno necessari più dati per comprendere appieno l’epidemiologia della variante di Omicron”.
Redazione Nurse Times
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