Rilanciamo il racconto della vicenda a opera di Mario Curzi, presidente di Opi Viterbo.
A volte succede. Succede che abiti in un piccolo paese alle falde del monte Cimino, Vallerano, e stai passeggiando tranquillamente nella piazza principale per fare la spesa, quando improvvisamente senti la tua mano destra formicolare, un dolore imparagonabile al petto, un senso di angoscia ti assale. Ma non fai in tempo a realizzare che cadi a terra, stramazzando a suolo: un attacco cardiaco.
La tua vita è appesa a un filo. Anzi, sarebbe finita lì, se non fosse che il sindaco del ridente paesino non conosca bene il dottor Tommaso Deiana, che non è il medico di base, ma un infermiere dell’Azienda emergenza regionale 118, residente anche lui in quel luogo, che in quel momento, però, se ne sta a casa sua in completo relax. E come accade spesso tra i professionisti, abituati a mettere in moto meccanismi rodati da anni di esperienza e di studio, raggiunge in fretta la piazza, osserva, valuta la gravità della situazione, ordina al farmacista gli strumenti utili per intervenire, vede lì vicino due operatori del soccorso da lui precedentemente formati e crea un’equipe. Operano quindi una rianimazione cardio-polmonare tempestiva e salvano la vita alla donna. Arrivano finalmente i soccorsi con l’ambulanza. La paziente appare stabile e viene portata al pronto soccorso.
Questo succede in un pomeriggio afoso di giugno, in un piccolo paese alle falde del monte Cimino, quando incontri sulla tua strada un infermiere, Tommaso, che ha messo in pratica un percorso intellettuale di studi svolto nei suoi anni di vita professionale. Un percorso universitario, basato sulle evidenze scientifiche, sulla best practice, utilizzando uno strumento, il problem solving, che gli ha permesso di individuare nel minor tempo possibile fonti, soluzioni, azioni più adatte per risolvere al meglio al situazione.
Chissà se questo episodio può dissuadere coloro i quali ancora affermano che basta prendere “30mila nullafacenti e gli facciamo fare gli infermieri”, oppure chi ancora pensa che la sanità sia composta da medici e da “collaboratori”. Grazie Tommaso. Grazie a nome della persona che hai salvato, per la famiglia che hai preservato. Grazie a nome della professione che hai rappresentato, agendo con professionalità, scienza e coscienza. Sì, è vero, a volte succede.
Redazione Nurse Times
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