In un’intervista al Giornale il virologo del Policlinico Gemelli ha parlato anche di vaccinazione eterologa.
“Vaccinarsi con due prodotti diversi non comporta rischi, ma contare gli anticorpi non spiega tutto”. Così Roberto Cauda (foto), virologo del Policlinico Gemelli, affronta in un’intervista al Giornale il tema della vaccinazione eterologa contro il coronavirus, aggiungendo: “Gli anticorpi sono prodotti nei confronti della proteina Spike, che è una componente del virus, ma quando ci si ammala, o quando ci si vaccina, si crea una doppia risposta. La prima è la risposta anticorpale, cioè quella legata alla produzione di anticorpi, che si calcolano attraverso un prelievo di sangue. La seconda è una risposta cellulare, che è più difficile da calcolare”.
Prosegue Cauda: “Nell’organismo esistono le cellule immunocompetenti. Sono quelle che imparano a riconoscere lo Spike e ne mantengono la memoria. Così, se gli anticorpi non sono sufficienti, l’organismo è comunque in grado di proteggersi dalla malattia producendo una risposta sufficiente”. E non consiglia di fare un test sierologico: “Quel test offre una visione parziale della situazione, in quanto alcuni soggetti potrebbero avere un numero di anticorpi inferiore a 80, che è la cifra ideale stabilità dall’Oms per essere sicuri, ma avere comunque una risposta buona dell’organismo grazie alle cellule delle quali parlavamo”.
Tornando al mix di vaccini: “In questi giorni sono stati effettuati due studi. Il primo, britannico, è stato pubblicato su Lancet ed è stato condotto su 800 volontari. Le persone sono state vaccinate con AstraZeneca e poi hanno fatto il richiamo con Pfizer dopo 8 o 12 settimane. Il secondo è spagnolo, ha coinvolto 600 persone ed è apparso su piattaforme specializzate. Entrambe le ricerche hanno dimostrato che la risposta immunitaria, utilizzando due vaccini diversi, può essere superiore”.
Redazione Nurse Times
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