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Usa, paziente negativa all’Hiv per 30 mesi dopo trapianto di staminali derivanti da cordone ombelicale

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Shock nel mondo della ricerca: “Ho contratto l’Hiv in laboratorio”
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La scelta terapeutica operata dai ricercatori è stata dettata dall’impossibilità trovare un donatore adulto compatibile con la donna, appartenente a un’etnia mista.

Un nuovo studio statunitense, pubblicato sulla rivista Cell e condotto su una paziente di mezza età e di un’etnia in particolare, segna un nuovo, importante passo avanti nella lotta contro l’Hiv. La donna, ribattezza la “paziente di New York”, non solo era affetta dal virus, ma anche da una grave leucemia. Ebbene, grazie al trapianto di cellule staminali derivanti dal cordone ombelicale, è rimasta negativa per 30 mesi, senza ricorso ai trattamenti antivirali.

Nello specifico il team di ricerca ha trapiantato cellule staminali portatrici di CCR5-delta32/32 da sangue del cordone ombelicale conservato, poichè era impossibile trovare per la paziente un donatore adulto compatibile. La paziente ha ricevuto il trapianto nel 2017 alla Weill Cornell Medicine. “L’epidemia di Hiv è etnicamente diversa, ed è estremamente raro che persone di colore o anche di altre etnie trovino un donatore adulto sufficientemente compatibile”, ha spiegato Yvonne Bryson, ricercatrice dell’Università della California Los Angeles (Ucla).

A causa delle problematiche legate al sangue di etnie diverse, le cellule staminali del cordone trapiantate alla paziente di New York, sono state mixate con un apposito procedimento, che alla fine ha fornito risultati positivi: “L’uso di una miscela di cellule staminali di un parente compatibile del paziente e di cellule del sangue del cordone ombelicale permette di dare una spinta alle cellule del sangue del cordone ombelicale”, ha chiarito ancora l’esperto.

Quasi 38 milioni di persone in tutto il mondo vivono con l’Hiv, e i trattamenti antivirali, sebbene efficaci, devono essere assunti per tutta la vita. Il cosiddetto “paziente di Berlino”, poi morto di leucemia, è stato il primo a essere guarito nel 2009, e da allora anche altri due uomini (il “paziente di Londra” e il “paziente di Düsseldorf”), si sono liberati del virus. Tutti e tre avevano ricevuto trapianti di cellule staminali come parte dei loro trattamenti contro il cancro e, in tutti i casi, le cellule del donatore provenivano da adulti compatibili o “abbinati”, portatori di due copie della mutazione CCR5-delta32, una mutazione naturale che conferisce resistenza all’Hiv, impedendo al virus di infettare le cellule.

Solo l’1% circa dei bianchi è omozigote per la mutazione CCR5-delta32, ed è ancora più raro in altre popolazioni. Questa rarità limita la possibilità di trapiantare le cellule staminali – che portano la mutazione benefica – in pazienti di colore, dato che i trapianti di cellule staminali, di solito, richiedono una forte corrispondenza tra donatore e ricevente.

Redazione Nurse Times

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