Lo stress psicofisico provocato dagli eccessivi carichi di lavoro sono all’origine del preoccupante fenomeno.
Negli Stati Uniti sono in sensibile aumento i casi di suicidio tra gli infermieri. Lo confermano le indagini condotte dai ricercatori della School of Medicine dell’Università della California (San Diego), secondo le quali l’incidenza di suicidi tra gli infermieri da oltre vent’anni risulta significativamente elevata, se confrontata con quella della popolazione in generale. Per le donne, tele incidenza è di 11,97 ogni 100mila, mentre per gli uomini è tre volte tanto (39,8 ogni 100mila). Dati allarmanti per un Paese che conta in totale 3,9 milioni gli infermieri autorizzati. Ma quali sono le cause del fenomeno? Su tutte, il forte stress psicofisico, generato da ritmi frenetici e super lavoro. Un disagio aggravato dalla mancanza di aumenti in busta paga o addirittura dai tagli alle retribuzioni.
Proprio per protestare contro questa situazione, a maggio gli infermieri e il personale di supporto dell’ospedale Mercy Health St. Vincent di Toledo (Ohio) sono scesi in piazza. Nell’occasione alcune manifestanti hanno dichiarato di essere state costrette a lavorare anche per 26 ore consecutive. Dopo sei settimane, e nonostante il sostegno della comunità, l’iniziativa si è conclusa con un accordo debole, che poco differisce dall’offerta originaria del Mercy Health. In giugno il sindacato che rappresenta gli infermieri e il personale ospedaliero ha inviato gli iscritti a tornare al lavoro, in barba all’esito delle votazioni con cui era stato sancito il rifiuto del contratto. Centinaia di lavoratori hanno rassegnato le dimissioni in seguito a quello che ritengono un tradimento da parte dello stesso sindacato.
Redazione Nurse Times
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