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Un’infermiera fuori servizio gli salvò la vita sul campo da calcio. Ora lottano insieme per aiutare gli altri

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Giovane colto da infarto su un campo da calcio: il racconto dell’infermiera che gli ha salvato la vita
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Ricordate la storia a lieto fine di Lorenzo Gori e Luisa Giorgi? A un mese dall’infarto, lui promette di impegnarsi per far sì che la sua fortuna diventi normalità. E ha deciso di sposarsi.

«Se sono felice? Sì. Le rinunce sono tante, ma sono vivo e voglio impegnarmi perché la sicurezza sia la priorità su ogni campo». Il sorriso si allarga sul volto di Lorenzo Gori, 26 anni. La sera del 4 luglio venne strappato alla morte dal pronto intervento di Luisa Giorgi, infermiera del 118 fuori servizio. Lei era a cena alla Festa dell’Unità di Ponte a Elsa, lui giocava a calcio nel campetto vicino quando il suo cuore si fermò.

Luisa lo rianimò utilizzando il defibrillatore di cui è dotato l’impianto. Due settimane di ospedale, un pacemaker, nuove regole di vita. Ora Lorenzo è tornato a casa e «se tutto va bene, a fine mese potrò andare al lavoro». Pratese di origine, si è trasferito a Fucecchio per amore di Alessandra. «Il prossimo anno ci sposeremo. Gliel’ho chiesto mentre ero in barella: ho aperto gli occhi, l’ho guardata e ho capito», spiega il giovane, che, ripresa in mano la sua vita, non ha dubbi. «Voglio impegnarmi per fare sì che la fortuna capitata a me diventi la normalità – sottolinea –. Se Luisa non fosse stata lì, le mie probabilità di sopravvivere sarebbero state assai ridotte. Il tempo fa la differenza. Il fatto che l’impianto abbia un defibrillatore è una cosa importantissima, ma serve personale: un “laico” può non avere la stessa lucidità».

Sostenuto dal suo “angelo custode” in forza al 118 Empoli-Pistoia, ha deciso di avviare un progetto: «Per far sì che diventi obbligatoria la presenza di un infermiere in occasione di tornei o attività negli impianti sportivi. Mi riferisco in primis al calcio, la mia passione: dovervi rinunciare è stato un duro colpo. Spero scoprano la causa del mio arresto cardiaco, così che io possa magari tornare a indossare gli scarpini. Quella volta a settimana, al campo con gli amici, ti senti in serie A». Un amore vero, quello del 26enne per il pallone.

Anche quella sera di quasi un mese fa era in porta per un torneo di calcetto. «Ricordo di aver detto: “vado a bere” – racconta –. Poi il vuoto. Mi hanno detto che ho fatto dei tiri, sono tornato in porta e ho detto: “Mi gira la testa”. Il tempo di sedermi e mi sono accasciato». Lorenzo si è risvegliato al pronto soccorso.

«Realizzare ciò che mi è accaduto non è stato facile. Rinunciare al pallone è stata una batosta, ma sono qui e sono grato – riflette –. Con Luisa, colei che mi ha restituito la vita, ci metteremo a bussare a ogni porta: Uisp, società locali ma anche “big” come Fiorentina, la mia squadra del cuore, ed Empoli. Vogliamo che il progetto “Cuore e pallone” decolli». Come contribuire? «Ad esempio, una parte delle quote di iscrizione ai tornei può essere devoluta alla causa – azzarda Lorenzo . Invece di chiedere 70 euro a squadra, gli organizzatori possono chiederne 80 e investire per la sicurezza dei partecipanti».

Redazione Nurse Times

Fonte: www.lanazione.it

 

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