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Ungheria: migliaia di infermieri in sciopero contro bassi stipendi e carenza di personale

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Ungheria: migliaia di infermieri in piazza per protestare contro bassi stipendi e carenza di personale
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Sono stati migliaia gli infermieri ad essere scesi in piazza in Ungheria, in una gigantesca manifestazione contro le loro precarie condizioni lavorative.

Tra le principali richieste dei camici bianchi in protesta, affiancati dai rappresentati delle principali sigle sindacali nazionali, vi sarebbero incrementi salariali e riduzione degli orari lavorativi.
La situazione, anche per i colleghi magiari, è notevolmente peggiorata con l’avvento della pandemia.

“Chiediamo sicuramente incrementi salariali. In molti abbiamo ricevuto 10 giorni di ferie extra di cui siamo contenti ma che probabilmente non riusciremo a usare perché non possiamo assentarci dal lavoro”, ha spiegato Kata Gornicsak, coordinatore infermieristico. 

“I medici guadagnano molto bene, mentre le infermiere che danno da mangiare e vestono i pazienti, lavorando su doppi turni, incluse le notti, non sono affatto ben pagate”, ha dichiarato dal canto suo Marika Bognar, infermiera.

È sceso in piazza anche il sindaco liberale di Budapest Gergely Karácsony, che insieme al suo staff si è intrattenuto a parlare con gli infermieri:

 “L’Ungheria spende pochissimo per il proprio sistema sanitario, quindi c’è molto da fare. Rimettere in piedi il sistema sanitario deve essere uno dei compiti più importanti della prossima amministrazione“, ha affermato Karácsony che ha lanciato la sua sfida al premier Viktor Orban annunciando l’intenzione di volerlo battere alle elezioni della prossima primavera.

La pandemia ha messo in ginocchio il sistema sanitario dell’Ungheria, uno dei Paesi con il più alto tasso di mortalità pro capite al mondo. Lo scorso novembre, per sopperire alla grave situazione gestionale degli ospedali ungheresi, un decreto del governo emesso nell’ambito dello stato di emergenza ha privato gli infermieri della possibilità di dare le dimissioni.

Analizzando i dati emersi da un sondaggio diffuso a giugno dall’Unione sanitaria indipendente è emerso che quasi la metà dei professionisti della salute abbia pianificato di lasciare il settore o andare in pensione appena le condizioni legali lo consentiranno.

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