Il 20 febbraio 2020, esattamente un anno fa, Giorgio Iotti, 66 anni, primario di Rianimazione al San Matteo di Pavia, si apprestava a visitare Mattia Maestri, ora 39enne, di Codogno, Paziente 1.
Mattia è il primo italiano a cui è stato diagnosticato il Covid-19. Iotti ha raccontato a La Provincia Pavese gli istanti di ansia e abnegazione dei colleghi che avevano trasferito il paziente a Pavia. “Vado io, ho detto. Ho deciso di muovermi con un’unità mobile di Rianimazione perché ho più esperienza di altri e ho visto cose complesse e anche perché – aggiunge – non volevo esporre i miei collaboratori a situazioni che non conoscevamo”.
Stefano Paglia, 49 anni, è il primario del pronto soccorso dell’ospedale di Codogno.
Un anno fa: i primi giorni del coronavirus in Italia
Proprio sul “paziente 1” Paglia si sofferma. “All’inizio aveva i sintomi classici di un’influenza – ha ricordato Paglia, come riporta fanpage.it, – e per due volte ha negato relazioni sospette con la Cina. Non rispondeva alle terapie ed essendo giovane era stato invitato invano a rimanere in ospedale sotto osservazione. Si è ripresentato il 19 notte, la polmonite si era aggravata, nessun farmaco funzionava. Nel primo pomeriggio di giovedì 20, dopo il trasferimento dalla medicina alle terapie intensive, si è accesa la lampadina all’anestesista che ha salvato tutti dalla catastrofe”. Poi una collega “forzando il protocollo, ha fatto fare il tampone. Prima ancora di avere conferme, personale e reparti sono stati messi in sicurezza”. Secondo il primario, tuttavia, il virus circolava a Codogno molto prima che scoppiasse l’emergenza, almeno da fine gennaio: “I medici di base registravano un boom di polmoniti: ci siamo preparati senza aspettare i finanziamenti”.
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