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UK. L’esperienza in rianimazione di un infermiere italiano

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UK, infermiere impianta pacemaker: ma è davvero oro tutto quel che luccica?
tratto dalla pagina Facebook Infermieri Italiani in Uk
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Introduzione di Giuseppe Papagni

Un ringraziamento particolare al nostro collega Alfonso Bertazzi, grande conoscitore della realtà sanitaria brittanica, già presente sul nostro giornale con un’intervista interessante (VEDI), una testimonianza importante per tutti quei colleghi in cerca di un futuro professionale in UK, un’opportunità di crescita, tutte garanzie che purtroppo oggi l’Italia non riesce più ad assicurare ai suoi giovani.

Alfonso Bertazzi in questo articolo ci spiega come è organizzata e strutturata la figura infermieristica in Uk, l’organizzazione di lavoro in un reparto particolare, quale la rianimazione e le varie possibilità di carriera riservate agli infermieri d’oltremanica.

…a cura di Alfonso Bertazzi

Accolgo molto volentieri l’invito di Giuseppe Papagni a parlare della varietà di figure infermieristiche e di alleati terapeutici che operano negli ospedali britannici. La multidisciplinarietà è concetto cardine attorno al quale sono fattualmente organizzati il trattamento e l’assistenza sanitaria. Ma mentre le professioni sanitarie non mediche in UK sono sostanzialmente le medesime che abbiamo in Italia, la professione infermieristica si ramifica verticalmente ed orizzontalmente in molti più ruoli e specializzazioni. Quella che segue è una carrellata sui professionisti con cui interagisco in una giornata tipo nell’unità in cui lavoro, il Dipartimento di Cure Critiche di un medio ospedale NHS.

La mia unità ha 10 posti letto, di cui 2 in stanze singole per eventuale isolamento (una a pressione negativa). Accogliamo pazienti critici di livello 2 (HDU) e livello 3 (ICU) e la proporzione infermiere-paziente è 1:1 per i pazienti di livello 3 e 1:2 per quelli di livello 2. Il reparto offre anche un servizio di follow-up di 6 settimane ai pazienti di terapia intensiva che hanno avuto una degenza protratta.

Il reparto conta circa 40 infermieri e 1 OSS (qui chiamato healthcare assistant). L’unità è guidata da 3 sister (band 7) che sono di fatto le manager del reparto e rispondono alla Matron (band 8) di Chirurgia, area alla quale afferiamo. Ci sono una mezza dozzina di altre sister (band 6) e il resto sono staff nurse (band 5). Con una certa anzianità di servizio si assume l’appellativo di senior, per cui si potrà essere senior staff nurse (SSN) o senior sister (SSR).

Queste distinzioni sono molto importanti perché la composizione dell’organico di ogni singolo turno è stabilita bilanciando il cosiddetto skill mix, in modo da evitare di avere in un dato momento un eccesso o peggio una carenza di personale con esperienza. Differentemente da quel che accade nei reparti non critici, la nostra OSS collabora nella mobilizzazione del paziente e in attività di natura più alberghiera ma non ha altri compiti assistenziali e svolge soprattutto mansioni di supporto organizzativo. C’è infine il domestic staff che si occupa di mantenere l’igiene nei locali, sostituire quando pieni i sacchi dei rifiuti nei contenitori, ripristinare la biancheria e via dicendo.

Fa capo al reparto una Advance Nurse Practitioner, un’infermiera specializzata in cure critiche che si occupa di consulenza nei casi particolarmente complessi, aggiornamento professionale dello staff, ricerca e sperimentazione di nuovi materiali e dispositivi.

Come infermiere di rianimazione, le figure del MDT (multidisciplinary team) con cui incrocio maggiormente la mia attività sono fisioterapista e dietista.

Il fisioterapista (physiotherapist, abbreviato comunemente in physio) è figura centrale nella prevenzione delle patologie associate alla ventilazione meccanica e nella mobilizzazione precoce. Visita i pazienti ogni mattina e aiuta a mobilizzare il paziente (in certi casi ancora ventilato) fuori dal letto o sulla poltrona. Recentemente il nostro reparto ha ricevuto in dono una poltrona idropneumatica completamente reclinabile che permette il trasferimento di pazienti tramite patslide invece che con il sollevatore.

La dietista (dietitian) si assicura che i pazienti critici ricevano adeguato apporto calorico/nutrizionale tenendo conto di vari parametri (massa corporea, supporto ventilatorio, sedazione, condizioni cliniche e metaboliche e così via), discutendo eventualmente con il medico la più idonea tipologia di nutrizione artificiale (enterale o parenterale), prescrivendo prodotti, dosi giornaliere, velocità di somministrazione ed eventuali periodi di riposo.

Può capitare sia necessario coinvolgere un gastroenterologo per il posizionamento di una PEG oppure in altri casi la logopedista (Speech & Language Therapist, o in breve SALT), su pazienti con funzione di deglutizione compromessa. Un’infermiera del reparto è incaricata di fare regolarmente auditing sull’effettivo ricevimento da parte dei pazienti delle dosi e dei prodotti prescritti.

Nel caso di ulcere da pressione superiori al II° stadio, si chiede sempre la consulenza di un’infermiera vulnologa (Tissue Viability Nurse). Ma più che al trattamento, c’è un’attenzione maniacale rivolta alla prevenzione di nuove lesioni da pressione e l’auditing in materia è fra i più severi.

Ogni paziente con stomia (preesistente al ricovero, ma solitamente perché reduce da chirurgia addominale) viene esaminato periodicamente da una infermiera stomaterapista (stoma nurse), la quale lascia una valigetta kit con il materiale occorrente nei giorni successivi per la gestione ordinaria della stomia.

Analogamente, sempre con una richiesta di consulenza (referral), possono essere attivate altre figure infermieristiche specializzate, come la diabetes nurse o l’occupational therapist. In un paio di casi mi è capitato di relazionarmi con la safeguarding nurse, una figura che si occupa di tutelare i pazienti vulnerabili nel caso di abuso provato o potenziale da parte di familiari o di membri della comunità.

Inserimento di sondini nasogastrici e cateteri centrali richiedono per policy la conferma del posizionamento tramite radiografia, quindi il medico compila una scheda di richiesta e l’infermiere la prenota telefonicamente all’unità di diagnostica per immagini. In pochi minuti un tecnico radiologo (radiographer) arriva nell’unità con il macchinario portatile ed esegue la radiografia al letto del paziente. Personale sanitario ed eventuali parenti si allontanano per i pochi secondi richiesti dall’operazione. Nel giro di 15-30 minuti il sistema informativo interno viene aggiornato con i risultati dell’esame.

Quotidianamente, una farmacista clinica passa in reparto a controllare tutti i libretti terapia (drug chart). Il suo compito è quello di validare l’appropriatezza della prescrizioni mediche e di garantire la sicurezza della loro somministrazione, annotando commenti e correzioni in verde (colore appunto riservato alla farmacia ospedaliera). Per esempio può correggere la frequenza di un antibiotico sulla base della funzione renale, nel caso sia sfuggito al medico, oppure fornire un’alternativa ad un farmaco che non può essere somministrato via sondino naso gastrico perché disponibile solo in compresse rivestite. Si occupa inoltre di rifornire i farmaci personali dei pazienti (cioè quelli non compresi nello stock ordinario del reparto).

Un’altra figura caratteristica è l’addetto ai prelievi (phlebotomist), non necessariamente un infermiere, più spesso un OSS che ha ricevuto specifico addestramento. Per fare prelievi sanguigni in UK non servono particolari requisiti professionali se non un training certificato che è generalmente “on the job”. In Rianimazione i prelievi vengono fatti dagli infermieri accedendo alla linea arteriosa. Nei rari casi in cui questa non è presente (paziente che è pronto per il trasferimento in reparto) sarà un junior doctor ad effettuare la venipuntura.

Immagine tratta dalla pagina Facebook “Infermieri Italiani in Uk”

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