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Udine, Nursind lancia l’allarme: “Il Pronto soccorso scoppia”

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Coronavirus, primario di Udine rimprovera il politico ricoverato in Terapia intensiva: "Troppo social"
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Il segretario territoriale del sindacato, Afrim Cassli, si dice preoccupato per il boom di accessi, che il reparto deve fronteggiare con un personale insufficiente.

L’estate è appena cominciata e il Pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine appare al collasso, complice a nuova impennata di casi positivi al coronavirus e la chiusura di una sezione dovuta al piano ferie. A fotografare una situazione che definisce “allarmante” è Afrim Caslli, segretario del Nursind Udine, che chiede incentivi per il personale.

L’Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale (Asufc) assicura che si sta riorganizzando e che a breve si apriranno altri nove posti Covid, ma intanto “il Pronto soccorso scoppia”, riferisce Cassli, aggiungendo: “Come Nursind, siamo consapevoli che la direzione generale sta facendo di tutto per reclutare infermieri, che purtroppo sul mercato non si trovano”. La situazione di martedì sera, per il sindacato, è un campanello di allarme: “Con 80 pazienti in carico il personale infermieristico era molto ridotto. Sette erano pazienti Covid, e qualcuno ­era in Pronto soccorso da qualche giorno. Una era lì addirittura da cinque giorni, perché non si riesce ad avere posti letto Covid dove ricoverare i pazienti”.

Per assistere questa massa di persone, martedì c’erano solo due medici e cinque infermieri nel Pronto soccorso “pulito”, con una settantina di malati in carico, e appena un dottore e un infermiere per il percorso “sporco”, come è chiamato in gergo. “In Pronto soccorso Covid c’è un solo infermiere che deve occuparsi del triage, della gestione dei nuovi arrivi, dei casi sospetti, con un carico di lavoro immane – fa sapere il Nursind -. Siamo veramente preoccupati. Questa grave mancanza di infermieri mette in forte difficoltà anche i colleghi che ormai da due anni stanno lavorando con ritmi e turni pazzeschi”.

E ancora: “Ci sono colleghi che hanno anche 60 o 70 giorni di ferie da recuperare. Siamo molto preoccupati per i colleghi che rimarranno in servizio. Ogni giorno si licenzia qualcuno. Più infermieri lasciano, e più drammatica diventa la situazione della categoria. Ci rivolgiamo alla politica perché trovi incentivi per far sì che gli ospedali friulani diventino più attrattivi per il personale. Siamo preoccupati anche per la ripresa del Covid”,

I rientri anticipati, con riposi che saltano per coprire le ferie dei colleghi e le eventuali urgenze, alimentano il timore che siano richiesti turni aggiuntivi. Nursind riferisce inoltre di problemi anche nella Medicina d’urgenza, e soprattutto nelle Medicine interne, dove spesso ci sono “4.2­44 ricoverati”, ben al di sopra del tetto previsto, che è di 39 per sezione.

Sul boom di accessi in Pronto soccorso e sul grosso carico di lavoro per il personale il direttore medico di presidio, Luca Lattuada, ha precisato: “Il punto è che fino a un mese fa i pazienti Covid erano pochi. Nel Pronto soccorso Covid la presenza degli operatori era saltuaria. Negli ultimi giorni, invece, abbiamo registrato un aumento dei pazienti positivi e la presenza del medico e dell’infermiere è a tempo pieno. Per i ricoveri ci stiamo riorganizzando”.

Prosegue Lattuada: “Nel 2020 avevamo pazienti malati di Covid con polmonite. Adesso abbiamo tantissimi positivi che, grazie ai vaccini, non hanno sintomatologia. Su circa 55 ricoverati con Covid solo due hanno la polmonite. Non è un problema di Covid, ma di pazienti positivi. Speriamo che prima o poi sia data l’indicazione che il tampone si fa solo ai pazienti sintomatici, come per l’influenza. Intanto, però, dobbiamo tenerli isolati e sistemarli in reparti Covid anche se hanno altri problemi”.

Redazione Nurse Times

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