L’ortopedico oncologico Carmine Zoccali spiega l’importanza delle protesi modulari dopo un’operazione.
“In caso di tumori maligni dell’apparato scheletrico la chirurgia svolge una funzione fondamentale e deve essere eseguita con un margine ampio. Bisogna asportare oltre alla zona tumorale anche il tessuto circostante per essere certi di aver asportato completamente il tumore”. A dirlo all’agenzia di stampa Dire è Carmine Zoccali, ortopedico oncologico dell’Istituto Regina Elena di Roma (Ire).
“Una volta creato questo ‘gap’ – prosegue l’esperto – occorre ricostruire, ed è in questo caso che la tecnologia giunge in nostro soccorso. Infatti abbiamo a disposizione tutta una serie di protesi che permettono di ristabilire una stabilità scheletrica. Negli arti ricorriamo spesso all’utilizzo di protesi modulari. Mi riferisco a protesi componibili, cioè formate da diversi segmenti che noi possiamo assemblare al fine di ricomporre porzioni di aspetto diverso. Esistono anche protesi di ginocchio che possono essere utilizzate per ricostruire l’arto inferiore a seguito della resezione di un tumore dell’estremo prossimale di tibia. Restituendo così al paziente una buona articolarità”.
Aggiunge Zoccali: “Un altro prototipo, utilizzato per la ricostruzione dopo resezione dei tumori, è caratterizzato da cilindretti che consentono la modularità. Il discorso si complica invece quando bisogna ricostruire parti complesse come il bacino o la scapola. Oggi, grazie alle ultime scoperte e alla stampa in 3D, possiamo però produrre pezzi di ‘ricambio’ personalizzati e adatti alla allo specifico caso. Penso al caso di una ragazza affetta da condrosarcoma della porzione più laterale della scapola, che abbiamo operato con successo. Non esistendo alcuna protesi capace di ricostruire questa zona, abbiamo inviato la tac della paziente a una ditta specializzata, che ha prodotto per noi una protesi specifica. L’azienda ci ha fornito anche delle linee di taglio al fine di effettuare tagli specifici per poter poi adattare il manufatto al caso specifico rappresentato dalla paziente”.
Redazione Nurse Times
Fonte: Dire
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