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Tubercolosi, il primo killer infettivo secondo i dati dell’OMS

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Tubercolosi, il primo killer infettivo secondo i dati dell’OMS
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L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato per il 2017, il Rapporto sulla Tubercolosi, così come fa oramai dal lontano 1997

L’obiettivo principale del report è quello di fornire una valutazione completa e aggiornata sull’epidemia di tubercolosi e dei progressi fatti nella prevenzione, diagnosi e trattamento della malattia a livello mondiale, regionale e nazionale.

Gli sforzi globali messi in atto per combattere la tubercolosi (TB) hanno salvato, fin qui, circa 53 milioni di vite dal 2000 e hanno ridotto il tasso di mortalità della stessa del 37%.

Nonostante questi risultati, i dati del rapporto dell’OMS ci lasciano con l’amaro in bocca, la tubercolosi (TB), infatti, rimane il primo killer infettivo nel 2016 globalmente. La TB è anche la causa principale delle morti legate alla resistenza antimicrobica e rimane il killer principale delle persone affette da HIV.

I progressi nella maggior parte dei Paesi non sono abbastanza veloci, come auspicato dall’OMS, per raggiungere gli obiettivi globali o per colmare i gap persistenti nella cura e nella prevenzione della TB.

Mentre il mondo si è impegnato a porre fine all’epidemia di tubercolosi entro il 2030, le azioni e gli investimenti della politica a livello locale non corrispondono alle aspettative: abbiamo bisogno di un approccio dinamico, globale e multisettoriale” ha detto il Dottor Tedros A. Ghebreyesus, Direttore Generale dell’OMS.

La buona notizia, continua il Direttore Generale dell’OMS, è che abbiamo finalmente due grandi opportunità per andare avanti: la prima è la Conferenza Mondiale dell’OMS che si terrà a Mosca entro la fine del 2017, seguita dal primo incontro ad alto livello dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla TB nel 2018. Questi incontri daranno slancio, e accelereranno i nostri sforzi per mettere la parola fine sull’epidemia di TB“.

Tubercolosi, il primo killer infettivo secondo i dati dell’OMS 1

Nel 2016 ci sono stati circa 10,4 milioni di nuovi casi di tubercolosi in tutto il mondo, il 10% dei quali sono state persone affette da HIV.

Sette Paesi hanno avuto il 64% del carico totale di malati, con l’India al primo posto, seguita da Indonesia, Cina, Filippine, Pakistan, Nigeria e Sudafrica.

La TB (MDR-TB) resistente agli antimicrobici rimane un problema di sanità pubblica e una minaccia a livello globale. L’OMS stima che ci siano stati 490 000 nuovi casi con profili di resistenza alla rifampicina – il farmaco più efficace, cosiddetto di prima linea. Quasi la metà di questi casi si è avuta in India, Cina e Federazione Russa.

Il numero totale di morti e delle sofferenze parlano da soli: non stiamo accelerando abbastanza velocemente“, ha affermato il Dottor Mario Raviglione, Direttore del Programma dell’OMS sulla TB. “Una rapida azione a favore della copertura sanitaria universale e della protezione sociale, oltre che della ricerca di nuovi farmaci, sarà fondamentale per consentire l’accesso ai centri di assistenza alle persone più povere e svantaggiate, ovunque“.

Affrontare l’epidemia richiede un’azione decisa per colmare alcune lacune nella cura e nel finanziamento della stessa.

Dei 10,4 milioni di nuovi casi, solo 6,3 milioni sono stati ufficialmente notificati nel 2016. India, Indonesia e Nigeria ancora ai primi posti per le mancate notifiche.

Solo un paziente su cinque, con TB multi-resistente, è stato avviato al trattamento. L’India e la Cina hanno avuto anche in questo caso il primato con solo il 39% dei pazienti avviati alle cure. Il successo del trattamento rimane basso, al 54%, a livello mondiale.

Dei quasi mezzo milione di casi segnalati di TB associata all’HIV, il 15% non ha ricevuto terapia antiretrovirale (ART) come raccomandato dall’OMS. In questo caso sono i Paesi africani ad avere le statistiche peggiori.

Il trattamento preventivo della TB si sta portando avanti in due gruppi di persone con rischio maggiore di contrarre la patologia, ossia, le persone HIV+ e i bambini sotto i 5 anni. Tuttavia, la maggior parte delle persone che dovrebbero accedere alle cure, non vi rientrano per svariati motivi.

Per la cura e la prevenzione della tubercolosi gli investimenti nei paesi a basso e medio reddito diminuiscono di quasi 2,3 miliardi di dollari, attestandosi molto al di sotto dei 9,2 miliardi di dollari necessari per il solo 2017.

Inoltre, sarebbe necessario investire altri 1,2 miliardi di dollari all’anno per accelerare la sviluppo di nuovi vaccini e per fornire nuovi strumenti diagnostici e antibiotici.

Le difficoltà nel finanziamento per la lotta alla TB sono una delle ragioni principali per cui i progressi non sono abbastanza veloci“, ha dichiarato il Dottor Katherine Floyd, Coordinatore dell’Unità di Monitoraggio e Valutazione dell’OMS per il Programma Globale sulla TB.

Per porre fine all’epidemia di TB globalmente è necessaria un’azione che vada oltre il solo settore sanitario e che affronti i fattori di rischio della malattia. Di questo si parlerà alla Conferenza Globale Ministeriale dell’OMS a Mosca, dal 16 al 17 novembre 2017.

I dati restano drammatici, e i casi di TB sono in aumento anche nel vecchio Continente. Questo della TB è un problema che ci riguarda tutti.

 

Rosaria Palermo

 

www.who.int

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