La donna avrebbe fatto passare 78 pazienti privati come ospiti dell’Asst Fatebenefratelli Sacco, percependo così la retribuzione dovuta invece alla struttura.
Si sarebbe fatta pagare per eseguire tamponi molecolari su giovani pazienti, mentre il costo dell’esame sarebbe stato accredito all’Asst Fatebenefratelli Sacco. Ed è stato proprio quest’ultimo a segnalare l’accaduto, notando che molti tamponi non arrivavano dalla struttura, come sarebbe dovuto accadere, ma erano eseguiti su persone più giovani. Per questo motivo la Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per una dottoressa, accusandola di truffa (per 7.600 euro) e accesso abusivo a sistema informatico. Sulla richiesta il giudice per l’udienza preliminare si pronuncerà il prossimo 22 gennaio.
Come riportato dal Corriere della Sera, tra i pazienti della donna c’erano sia gli ospiti della Rsa che i pazienti privati, ma solo i tamponi eseguiti sui primi, in base a un accordo stipulato tra la struttura e il laboratorio di Microbiologia del Sacco, potevano essere esaminati gratuitamente. Secondo il pubblico ministero, la donna avrebbe fatto passare 78 pazienti privati come ospiti della Rsa, percependo così la retribuzione dovuta invece alla struttura.
L’Asst Fatebenefratelli Sacco si è costituita come parte offesa. La dottoressa, dal canto suo, si difende affermando di aver dato a quei pazienti privati un pacchetto complessivo in cui, oltre al compenso per l’esame, c’era anche quello per la loro pratica, e in alcuni casi la visita a domicilio per i casi sospetti di Covid. Di contro la Procura sostiene, oltre al fatto che i tamponi non dovevano rientrare negli esami gratis dell’ospedale Sacco, che i pazienti versassero i pagamenti a un’agenzia viaggi riconducibile alla dottoressa stessa.
Redazione Nurse Times
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