È consentito accedere al proprio profilo Facebook durante il turno di lavoro? E con che frequenza? La questione resta sempre aperta anche se una recente sentenza della Corte di Cassazione potrebbe fare un po’ di chiarezza.
Analizzando il caso di una segretaria di studio medico assunta con contratto part-time, è possibile notare come i giudici abbiano stabilito che i circa 6.000 accessi effettuati dalla donna ad internet, dei quali oltre 4.500 sulla famosa piattaforma social, siano eccessivi. Una media di 10 connessioni al giorno, molte delle quali della durata superiore alla mezz’ora.
I giudici specificano però come lo stesso controllo sulla cronologia del computer, effettuato dal datore di lavoro per scoprire quali siti visitasse la segretaria, possa configurare profili di violazione del diritto alla privacy del dipendente.
Il ricorso della lavoratrice licenziata è stato rigettato dalla sezione lavoro della corte suprema, confermando le sentenze già pervenute dal tribunale e dalla corte d’appello di Brescia e che avevano sottolineato la «gravità della condotta», «in contrasto con l’etica comune» e «l’idoneità certa» di tale comportamento a «incrinare la fiducia del datore di lavoro».
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