Record del numero di infermieri e medici attivi nei paesi OCSE. Questo secondo l’ultimo report dell’Organizzazione, che evidenzia come nel 2013 10,8 milioni di infermieri e 3,6 milioni di medici abbiano svolto la propria attività nei paesi membri. Servirebbero “riforme di formazione e occupazione per rispondere in maniera adeguata ai bisogni di salute delle popolazione”.
Un nuovo report dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha rivelato che nei paesi membri ci sono troppi medici e infermieri. “Health Workforce Policies in OECD countries: Right Jobs, Right Skills, Right Places”, questo il nome del documento, ha evidenziato come nel 2013 3,6 milioni di medici e ben 10,8 milioni di infermieri abbiano lavorato nei paesi OCSE. Un record, se si spulciano i dati dell’anno 2000, dove risulta che 2,9 milioni di medici e 8,3 milioni di infermieri avevano trovato impiego.
Gli autori del rapporto affermano che:
“è il momento di attuare riforme di formazione e occupazione per rispondere in maniera adeguata ai bisogni di salute delle popolazione; e inoltre ridurre il numero di operatori sanitari formati all’estero provenienti dai paesi in via di sviluppo”
Il numero dei professionisti si è innalzato in quasi tutti i paesi Ocse e il motivo principale di questa crescita è stato l’aumento degli studenti che hanno avuto accesso ai percorsi di studi, ma anche quello degli infermieri e dei medici immigrati: nel 2013-2014, infatti, il 6% degli infermieri ed il 17% dei medici attivi nei paesi OCSE proveniva da altre nazioni. Soprattutto da paesi africani a basso reddito.
Il report evidenzia anche come ci sia una mancata corrispondenza tra il numero dei professionisti, le loro competenze e le loro aspettative lavorative. Circa il 40% degli infermieri e la metà dei medici, infatti, riferiscono di essere oggetto di episodi di dequalificazione/demansionamento.
Il rapporto Ocse suggerisce infine ai paesi membri di attuare politiche volte a promuovere:
1) la formazione di un numero sufficiente di operatori sanitari per soddisfare le esigenze future, senza sfruttare la formazione di altri paesi (soprattutto di quelli che soffrono di carenze di personale);
2) garantire che i professionisti acquisiscano le abilità, le competenze giuste e che siano offerte le adeguate opportunità per poterle sfruttare al meglio, così da offrire servizi sanitari di elevata qualità;
3) offrire a tutti un adeguato accesso alle cure mediche e all’assistenza, attraverso la promozione di una distribuzione geografica più uniforme dei lavoratori e dei servizi sanitari (investendo su innovazioni come la Telemedicina).
Così afferma Angel Gurría, segretario generale dell’OCSE:
“Le crescenti esigenze di salute e assistenza dovute all’invecchiamento della popolazione dovrebbero stimolare l’innovazione nel settore della sanità, dove l’attenzione dovrebbe focalizzarsi sulla creazione di posti di lavoro adeguati, con le competenze giuste, nel posto giusto. I paesi devono collaborare in modo che a livello globale vengano effettuati investimenti strategici adeguati nel personale sanitario. Operazione necessaria per raggiungere una copertura sanitaria universale e assistenza di alta qualità per tutti”.
Alessio Biondino
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