Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con sentenza pubblicata il 14 gennaio.
II responsabile sanitario può essere licenziato se è per troppo tempo assente dal posto di lavoro. Questo perché, con la sua condotta, espone il datore a problemi organizzativi, perdita di immagine e rischi nei confronti del paziente, oltre a incrinare il rapporto di fiducia. Il medico non può giustificare la sua assenza adducendo motivi politici, ovvero sarà licenziabile anche se le sue assenze sono dedicate allo svolgimento della propria attività politica. È la conclusione a cui è giunta la Corte di Cassazione, sezione lavoro, con la sentenza n. 604/2019, pubblicata il 14 gennaio.
La vicenda riguarda un medico che aveva avanzato un ricorso per illegittimità del licenziamento, causato da prolungate assenze durante l’orario di lavoro. La Corte ha respinto il ricorso, richiamando il principio di diritto enunciato dalla sentenza rescindente (Cass. n. 10950/2016), secondo il quale il giudice di merito “deve apprezzare le gravità dell’addebito non semplicemente sotto il profilo della sua astratta riconducibilità alla fattispecie della giusta causa di recesso, ma mediante la valutazione di tutti gli aspetti oggettivi e soggettivi della condotta posta in essere, essendo pur sempre necessario che il fatto oggetto di contestazione disciplinare rivesta il carattere di grave negazione della fiducia”.
In pratica, nella valutazione del comportamento del medico, si deve tener conto del fatto che si è incrinato il rapporto di fiducia con il datore. Inoltre, sempre in tale ottica, la sentenza sottolinea come il medico “stante il contemporaneo svolgimento di attività politica, non avesse intenzione di assicurare neppure per il futuro una presenza a tempo pieno, nonostante la responsabilità di un reparto”.
Secondo la Cassazione, che ha respinto il ricorso del medico, il licenziamento è legittimo perché fondato sull’obiettivo “accertamento di una prestazione quantitativamente assai inferiore a quella contrattuale, senza che risultassero atti o prassi di tolleranza da parte datoriale”. Inoltre il medico “aveva mancato ai propri doveri perché responsabile di un reparto e aveva fornito una prestazione quantitativamente inferiore a quella contrattuale, esponendo il datore di lavoro a problemi organizzativi, perdita di immagine e rischi nei confronti dei pazienti”.
Redazione Nurse Times
Fonte: Italia Oggi
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