Il numero dei medici negli ospedali trevigiani è in continua diminuzione e, in vista di una prossima ondata di pensionamenti, l’azienda sanitaria profila l’ipotesi di attribuire agli infermieri una serie di attività in passato considerate esclusivamente di competenza medica.
La somministrazione di vaccini in età pediatrica potrebbe essere gestita direttamente da personale non medico. Si prospetta anche l’introduzione del codice bianco “avanzato” in cui sarebbe l’infermiere a gestire interamente i pazienti afferenti al pronto soccorso del Ca’ Foncello.
La diminuzione dei camici bianchi che, nel 2021 si ridurranno di 200 unità, ha spinto la direzione strategica dell’Usl 9 a correre ai ripari. Il dibattito è acceso tra chi è favorevole all’ampliamento delle mansioni infermieristiche (a patto che venga riconosciuto anche un adeguamento economico) e chi rivendica tali competenze come esclusivamente mediche.
“Oggi abbiamo 550 medici ospedalieri, da qui al 2021 se ne andranno in 200. L’organico sarà dimezzato e non potrà essere rimpiazzato in toto da nuovi professionisti, visto che non ce ne sono. Avanti di questo passo rischiamo di non riuscire più a chiudere tutte le falle dei pensionamenti” spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl di Marca.
La direzione strategica sta cercando di arginare la carenza stipulando accordi con le parti sindacali per la messa a punto di un primo progetto obiettivo che permetta a 25 assistenti sanitarie di vaccinare i bambini senza la presenza del medico.
«Il servizio prevederebbe come primo step il finanziamento di un corso di formazione per il gruppo coinvolto nella somministrazione del siero» conferma Benazzi. Altro fronte aperto riguarda l’attivazione di un percorso per codice bianco “avanzato” gestito dagli infermieri.
“L’ipotesi al vaglio è di elaborare dei percorsi in accordo con la direzione medica e i medici del pronto soccorso che prevedano la gestione da parte dell’infermiere di situazioni quali il paziente con un’otite, quello con congiuntivite o con presenza di un corpo estraneo non complicato” racconta il dg Benazzi “se riusciremo a realizzare l’iter saremo in grado di sopperire a parte delle carenze che si verranno a creare”.
Un tema spinoso, che vede già i sindacati sull’attenti.
“Esiste una separazione netta tra il medico e l’infermiere che va mantenuta. Non è una questione di gelosia ma di tutela dei pazienti e dei professionisti” sottolinea Adriano Benazzato, segretario regionale Anaao Assomed, che rappresenta i medici dirigenti. “Fare le vaccinazioni dopo un corso di formazione può andare bene, ma diagnosi e terapia sono competenze del medico e pensare di affidarle a personale infermieristico non è accettabile, né tantomeno praticabile. Sappiamo che certi ambienti legati all’Ipasvi, stanno spingendo per erodere ambiti di pertinenza medica, ma non siamo assolutamente d’accordo, nell’interesse del paziente” puntualizza Benazzato.
Luigino Guarini, presidente dell’Ordine dei Medici di Treviso, controbatte prontamente. “Vorrei capire meglio le progettualità che sono al vaglio dell’azienda sanitaria, ma la posizione dell’ente ordinistico è granitica: la diagnosi è prerogativa del laureato in medicina e chirurgia o del laureato in odontoiatria” sottolinea Guarini “è vero che oggi in campo terapeutico si lavora in team ma si deve capire chi detiene la leadership del gruppo, perché, nell’aprire spazi a figure non mediche si potrebbe incappare nel reato di esercizio abusivo della professione”.
Nuove competenze e nuove responsabilità si prospettano per gli infermieri. Una manovra che permetterà di sostituire 200 medici con altrettanti infermieri “specializzati” ma che probabilmente continueranno ad essere retribuiti sulla base di un contratto scaduto nel lontano 2008.
Ottimo modo per risparmiare sulla salute dei pazienti e di caricare nuove responsabilità sugli infermieri che, continueranno a guadagnare molto meno dei 200 medici che andranno in pensione.
Simone Gussoni
Lascia un commento