Un’altra struttura lager è stata scoperta e posta sotto sequestro a San Lazzaro di Savena, nel bolognese.
I carabinieri della compagnia di Bologna Centro e del Nas hanno eseguito quattro misure cautelari nei confronti di dipendenti della struttura e dei rispettivi titolari.
L’operazione “Fiore velenoso” ha spalancato le porte del carcere per uno dei responsabili della casa famiglia, mentre due dipendenti sarebbero già agli arresti domiciliari. Interdizione dalla professione per un medico di famiglia che forniva alla casa famiglia “Fiore” i propri timbri e ricettari da poter utilizzare a piacimento in cambio di denaro.
L’uomo è accusato anche di aver delegato le sue funzioni sanitarie.
«Il modo alla fine lo trovi perché lo riduci come zombie e il problema è gia finito», spiegava il titolare della casa famiglia, ora chiusa dai Nas, in una delle intercettazioni ambientali agli atti.
I sei ospiti “ricoverati” nella struttura, ora posta sotto sequestro, venivano regolarmente sedati attraverso la somministrazione massiccia di sostanze psicotrope. In alcuni casi venivano legati in maniera artigianale al letto, per non disturbare gli operatori che svolgevano il turno notturno.
“Se campa campa, se muore arrivederci. Un rompic… in meno, faccio l’Istat e abbiamo già risolto il problema”, raccontava il titolare, un infermiere generico in pensione.
Le altre due persone finite dei guai sarebbero la coordinatrice ed un’operatrice socio-sanitaria.
«L’operazione, come scrive il Gip Alberto Ziroldi, ci ha consentito di salvare la vita a due pazienti. Quello che è emerso dalle indagini è una gestione degli anziani inaccettabile, sicuramente con il contenimento fisico e la somministrazione di benzodiazepine.
Le posizioni di alcuni indagati potrebbero aggravarsi e potrebbe essere ipotizzato il reato di tortura, visti i danni psichici e fisici provocati», ha dichiarato il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato.
Lascia un commento