Sono storie dentro le storie. Una di queste è accaduta in questi giorni alle Città della Salute di Torino, dove in tempo di Covid si valicano ogni giorno frontiere per stare al passo con una pandemia che sta rivoluzionando la sanità a ritmi velocissimi. Una paziente di 66 anni deceduta a causa di un problema cerebrale a Domodossola, risultata positiva al Covid negli ambiti degli screening obbligatori, ha donato il fegato a un altro paziente di 63 anni arrivato dalla Calabria, anche lui Covid positivo e in gravi condizioni,. È la prima volta al mondo, spiegano alla Città della Salute di Torino dove è stato eseguito il trapianto nei giorni scorsi. L’operazione è andata bene e ora il malato è in via di guarigione anche dal Covid.
Fino a un mese fa la scienza era convinta che un organo di persona positiva al virus non potesse essere donato ma di recente il Centro nazinonale trapianti, spiega il professor Renato Romagnoli che ha eseguito l’operazione, ha dato il via. Il ricevente, un 63enne della Calabria affetto da cirrosi complicata da neoplasia epatica, è risultato avere il virus poche ore prima dell’intervento, durato nove ore per la difficoltà di operare con i dispositivi di protezione.
L’uomo, inserito in lista d’attesa il 15 ottobre, era risultato per la prima volta positivo al Covid su tampone nasofaringeo il 9 novembre, dopo aver avuto per alcuni giorni febbre e tosse. Le sue condizioni respiratorie si erano mantenute stabili ed era stato posto in isolamento domiciliare, senza necessità di ricovero ospedaliero. Scaduti i 21 giorni di isolamento, era stato visitato dal responsabile della Terapia insufficienza epatica e il tampone nasofaringeo era risultato ancora positivo, mentre gli esami ematici e radiologici avevano evidenziato un chiaro peggioramento della situazione tumorale.
Il mattino del 10 dicembre il dosaggio su sangue degli anticorpi neutralizzanti anti-Covid aveva mostrato un livello elevato, mentre il tampone nasofaringeo era risultato per la prima volta negativo. Posto di fronte alla possibilità di eseguire un trapianto con il fegato di una donatrice Covid positiva, il paziente aveva immediatamente fornito il suo consenso, ben conscio che l’evoluzione della sua patologia tumorale epatica avrebbe potuto in brevissimo tempo portarlo all’esclusione dalla lista d’attesa.
Così, nella notte tra il 10 e l’11 dicembre, l’équipe del Centro Trapianto Fegato, equipaggiata con idonei dispositivi di protezione individuale, ha proceduto con il prelievo del fegato della donatrice Covid positiva nella sala operatoria allestita nell’ospedale di Domodossola. Contemporaneamente, il candidato ricevente è stato convocato e sottoposto agli accertamenti pre-operatori necessari per accedere alla sala operatoria per il trapianto.
Come di routine in questo periodo di pandemia, l’uomo è stato sottoposto ad un ulteriore tampone nasofaringeo. Dopo poche ore, ovvero poco prima di entrare in sala operatoria, il referto del tampone ha evidenziato tracce ancora misurabili del virus. Di fronte all’improvvisa necessità di scegliere se proseguire o meno con il trapianto salva-vita, il bilancio rischi-benefici ha fatto propendere l’équipe medico-chirurgica per andare avanti con il trapianto.
La sala operatoria del Centro Trapianto Fegato è stata rapidamente convertita in Sala Covid dal personale infermieristico e gli anestesisti dell’Anestesia Rianimazione 2 (diretta dal dottor Roberto Balagna), adeguatamente protetti, hanno proceduto con la preparazione del paziente per l’intervento.
L’intervento chirurgico, durato 9 ore, è stato eseguito dalla squadra di Renato Romagnoli. A causa delle condizioni cliniche del ricevente e della necessità di operare muniti di idonei dispositivi di protezione, l’operazione è stata non solo tecnicamente difficile, ma anche particolarmente faticosa. La ricerca del virus sulle secrezioni bronchiali del paziente durante il trapianto ha confermato la presenza di una carica virale.
Per questo motivo, come indicato dalla direzione sanitaria delle Molinette, il paziente a fine trapianto è stato ricoverato presso la Rianimazione Covid 1. Già 24 ore dopo il trapianto il paziente, ben risvegliato grazie alla buona funzione del fegato trapiantato, è stato estubato. La ricerca del virus sulle secrezioni bronchiali è risultata ancora positiva nella prima e terza giornata post-operatoria, mentre il tampone nasofaringeo si è negativizzato, a testimoniare lo stato di infezione in via di risoluzione. La funzione respiratoria e gli esami radiologici polmonari sono attualmente nella norma e il paziente verrà a breve trasferito nell’area semintensiva chirurgica del Centro trapianto fegato.
Redazione Nurse Times
Fonte: Repubblica
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