Lo ha condotto l’Istituto di Scienze della vita della Scuola Superiore Sant’Anna.
È stato strutturato uno studio con risultati sorprendenti circa l’impiego del Ticagrelor come molecola con effetti di cardioprotezione sui cardiomiociti. Pubblicato sulla rivista annessa al Nature Publishing Group, Scientific Reports, lo studio è stato eseguito dall’Istituto di Scienze della vita della Scuola Superiore Sant’Anna.
Il Ticagrelor è un farmaco impiegato come antiaggregante e nel trattamento in acuto in alcuni protocolli per la gestione dell’IMA-STEMI. Il suo potenziale impego potrebbe essere orientato al meccanismo di cardio-protezione grazie all’attivazione di cellule progenitrici del cuore che, in condizione di anossia, non andrebbero in contro ad apoptosi. Nello specifico, il farmaco funzionerebbe esarcerbando sia l’attivazione delle cellule suddette che la liberazione di vescicole, esosomi, in grdao di rendere la cellula cardiaca più resistente.
Gli esosomi sono escreti da diversi fluidi biologici e sono utilizzati come biomarcatori di malattia e nello sviluppo di terapie. Li ritroviamo in sangue, urine, fluido amniotico, asciti, liquido cerebrospinale e, a seconda della derivazione cellulare, veicolano segnali attraverso il contenuto di RNA, in particolare micro-RNA, proteine, lipidi e DNA.
Gli esosomi sono quindi coinvolti in numerosi processi fisiologici e patologici, come cancerogenesi, infiammazione e meccanismi che regolano l’immunità. I prognitori cardiaci hanno affinità per il ticagrelor grazie a un recettore di membrana, e la suasomministrazione a bassi dosaggi potrebbe significare la realizzazione di una profilassi cardiaca non invasiva.
Michele Calabrese
Fonte: www.nature.com
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