MILANO – La questione è quanto mai d’attualità. Ancor di più dopo la sentenza della Corte Costituzionale sul caso del Dj Fabo, il 40enne milanese tetraplegico accompagnato da Marco Cappato in Svizzera a morire. “Non è sempre punibile chi aiuta al suicidio” hanno decreto i giudici della Suprema Corte. Quella sentenza ha, inevitabilmente, scoperto un nervo nel mondo della sanità. Perché, come sottolinea Luca Benci, le questioni bioetiche sono divisive. Il giurista è stato il relatore nella prima giornata del convegno organizzato dall’Opi Milano, Lodi, Monza e Brianza su “Tutela della privacy in sanità. La legge sul consenso informato e sul testamento biologico”. In sala centinaia di infermieri ad ascoltare quali potrebbero essere gli scenari futuri, tutti da tratteggiare proprio in materia di eutanasia e suicidio assistito. Ai microfoni di Nurse Times, che ha seguito l’evento in diretta streaming, Luca Benci evidenzia un dato: il 92 per cento degli italiani non accettano più la cosiddetta “medicina della sofferenza”.
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