Presentate al Congresso della Sic, ampliano la platea dei candidabili alla metodica transcatetere per la sostituzione della valvola aortica malfunzionante.
Nuove linee guida europee sulla procedura Tavi per la sostituzione della valvola aortica malfunzionante, tecnica mini-invasiva che evita l’intervento cardiochirurgico a cuore aperto, e della quale ora potranno beneficiare molti più pazienti. Le raccomandazioni delle società europee di cardiologia (Esc) e di cardiochirurgia (Eacts), presentate al Congresso della Società italiana di cardiologia (Sic) che si è chiuso a Roma, ampliano infatti notevolmente la platea dei candidabili alla metodica transcatetere.
La stenosi aortica è la malattia delle valvole cardiache più comune e in crescita, ricordano gli esperti. E’ una patologia cronica evolutiva che porta progressivamente e rapidamente allo sviluppo di sincope, angina e insufficienza cardiaca. Dalla comparsa dei sintomi, la prognosi è mediamente di 2-3 anni in circa il 50% dei pazienti, se non trattati. In Italia soffrono di stenosi aortica circa 200mila over 75, di cui 150mila colpiti in forma grave. Per trattare questa malattia è possibile sostituire la valvola difettosa con un intervento che si può eseguire a cuore aperto o appunto per via transcatetere con la Tavi.
“La Tavi è stata la più grande innovazione della cardiologia interventistica dopo gli stent coronarici – afferma Ciro Indolfi, presidente Sic –. Disponibile dal 2007, questa tecnica è stata inizialmente riservata a pazienti non operabili con il classico intervento cardiochirurgico o a rischio troppo elevato in caso di simile intervento. Con il passare degli anni e l’affinamento della tecnica, la Tavi è stata resa disponibile per pazienti a rischio sempre più basso. Ora, in sintesi, le linee guida europee consigliano la Tavi per i pazienti di età uguale o superiore a 75 anni. I pazienti di età inferiore ai 75 anni possono essere sottoposti a Tavi quando presentano molte comorbidità o sono inoperabili”.
Continua Indolfi: “Attualmente i pazienti vengono valutati e indirizzati all’intervento chirurgico o transcatetere da un’équipe medica composta da cardiologi interventisti, cardiochirurghi, esperti di imaging e altri specialisti (heart team), sulla base di una serie di parametri clinici e anatomici. Per la prima volta le ultimissime linee guida congiunte Esc-Eacts indicano di coinvolgere e considerare anche la volontà del paziente nella scelta del tipo di intervento da effettuare”.
Conclude lo specialista: “Inoltre le nuove linee guida ci aiutano a prendere delle decisioni riguardo alla procedura da eseguire. La prima cosa da fare è accertarsi della gravità della stenosi aortica. In alcuni casi tutti i parametri sono concordi nel definire una stenosi aortica severa, ma in altri non è così semplice: in questi casi l’ecocardiogramma e la Tac ci assistono nella diagnosi. Altra cosa da valutare attentamente è la sintomatologia del paziente. Se sono presenti sintomi come dolore al torace, difficoltà nella respirazione o scompenso cardiaco, l’intervento deve essere effettuato in tempi brevi”.
Redazione Nurse Times
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