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Studentessa di infermieristica salva bimba in spiaggia: “Siamo capaci ma costretti ad emigrare”

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Pubblichiamo di seguito la testimonianza di una studentessa d’infermieristica siciliana apparsa sul giornale PalermoToday.

Quando mi iscrissi al corso di Infermieristica provai il test di ammissione incuriosita da un mondo che non mi apparteneva: nessuno in famiglia è medico o infermiere. Non avevo visto nessuna serie tv, ero semplicemente curiosa. Ho fatto di tutto in questo 3 anni: ho lavato i fondoschiena, ho curato piaghe, ho accarezzato mani stanche di soffrire e ho eseguito tante di quelle terapie che ho perso il conto.

Ho riso con i miei pazienti, ho discusso con loro, mi sono portata a casa le loro sofferenze e di alcuni di loro, anche se non più presenti in questa terra, il nome non lo dimenticherò mai. Ho visto persone lottare con la vita e farcela, ma ho visto anche la morte. Ho pulito i corpi dei vostri cari e li ho chiusi in un sacco pregando silenziosamente per loro.

La verità è che questo non è un semplice lavoro, non esistono ferie o pause. Oggi ero al mare ed una bambina di 2 anni ha avuto una crisi epilettica. Se non le avessi abbassato la lingua sarebbe morta. Ho preso il suo corpicino inerme e blu tra le mani e le ho aperto la bocca. Certe volte mi chiedo se non sia una missione.

E se non l’avessi salvata? Me lo sarei mai perdonata? Ho scelto il mestiere più difficile del mondo, ma sapere che ho salvato una vita con le mie mani e la mia esperienza mi rende fiera di ciò che io ed i miei colleghi ogni giorno facciamo, pur essendo persone normali con i nostri pensieri e problemi che lasciamo a casa durante il lavoro. Auguri piccolina, riprenditi presto.

Questo è quello che mi è capitato ad Aspra, ve lo inoltro perché si parla sempre così male dell’Università di Palermo e in particolar modo del mio corso di laurea, quando in realtà noi laureandi diamo dimostrazione di essere già in grado di gestire un’emergenza. Eppure siamo costretti a migrare all’estero dopo essere stati formati qui”.

Lo sfogo di una giovane neolaureanda è davvero emblematico. Le sue parole rispecchiano la situazione italiana nella quale si ritrovano la professione infermieristica e le sedi universitarie.

Simone Gussoni

Fonti: PalermoToday

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