In tutto 50 milioni di euro a valere sugli anni 2020-2021 e destinati a finanziare progetti regionali in grado di verificare fattibilità e funzionamento di queste nuove realtà.
A oltre un anno dalla conversione in legge (luglio 2020) del Decreto Rilancio del maggio 2020, domani arriverà in Conferenza Stato-Regioni il piano per avviare le sperimentazioni di un nuovo modello di “strutture di prossimità” finalizzate all’assistenza dei pazienti in quarantena perché affetti da Covid-19, ma anche per malati cronici, disabili, con disturbi mentali, con dipendenze patologiche, non autosufficienti, con bisogni di cure palliative, di terapia del dolore, e in generale con situazioni di fragilità tutelate.
In tutto 50 milioni di euro a valere sugli anni 2020-2021 e destinati a finanziare progetti regionali in grado di verificare fattibilità e funzionamento di queste nuove realtà, che si collocheranno nell’ambito delle esperienze già consolidate delle case della della salute, ma di fatto offriranno anche spunto per la progettazione delle nuove case di comunità di cui parla il Pnrr.
All’epoca della scrittura del decreto rilancio il Pnrr non esisteva ancora, ma, come si legge nella premessa alle linee guida per la stesura dei progetti da finanziare, le strutture di prossimità di cui si parla “possono rappresentare l’evoluzione delle sperimentazioni e delle realtà già consolidate che sono attualmente presenti in molte regioni” (case della salute comprese) con l’opportunità di definire “un profilo di servizi territoriali sanitari, sociosanitari innovativi integrati con i servizi sociali”
“Le strutture di prossimità – si legge nel documento – sono ispirate al principio della salute come benessere globale della persona, sono il luogo della piena integrazione sociale e sanitaria i servizi garantiti dalla struttura sono programmati con una strategia che prevede l’integrazione degli aspetti sanitari e assistenziali con quelli sociali, compresi quelli abitativi, educativi, produttivi e culturali per sviluppare un sistema di welfare di comunità efficace e condiviso, basato sulla reciprocità e sul riconoscimento della complessità dei bisogni delle persone… I servizi forniti dalle strutture di prossimità favoriscono la domiciliarità e riducono l’istituzionalizzazione, con l’obiettivo principale di preservare il benessere e la capacità di vivere, per consentire alla persona di far fronte ai propri limiti e di poter mantenere, il più possibile, il “controllo” della propria vita”.
“La struttura, però – sottolinea il documento -, non è necessariamente un luogo fisico, ma piuttosto un modello organizzativo di aggregazione funzionale che riguarda l’assistenza primaria, la continuità assistenziale, le esperienze di cura domiciliari e in ambienti protetti, le diverse forme di promozione e prevenzione realizzati con il coinvolgimento di differenti professionalità in una logica di lavoro cooperativo/complementare, quindi multidisciplinare e multi professionale. La “struttura” prevede un’ampia gamma di servizi con l’obiettivo di soddisfare, in maniera appropriata, i bisogni delle persone cui si rivolge, potenzialmente tutti i cittadini della comunità di riferimento”.
“Il termine ‘di prossimità’ specifica che la struttura deve essere il più possibile vicina alla persona assistita, favorendone la permanenza, se possibile, negli abituali luoghi di vita. Prossimità va intesa come luogo accessibile di relazione, scambio, sintesi, in cui vengono costruite le condizioni di salute e di benessere della comunità”, sottolinea ancora il documento elaborato dal ministero della Salute.
“Si tratta, pertanto – insite il documento -, di diverse tipologie di strutture di prossimità, che possono riguardare case della salute aperte alla comunità, forme di co-housing, centri servizi a sostegno della domiciliarità o altre forme di domiciliarità protetta, tramite progetti di cura personalizzati che coinvolgono professionalità sanitarie, sociali e della comunità, anche rafforzati da specifici budget di salute”.
Pianificazione del progetto
Nell’elaborazione e attivazione del progetto, le regioni e province autonome sono tenute a compilare tutti i campi presenti nella scheda di progetto e ad individuare uno o più ambiti di interesse con i relativi obiettivi, indicatori, tempi di realizzazione, risultati attesi e risorse impiegate.
Parole chiave
Centralità e dignità della persona. Salute come bene comune. Welfare. Comunità. Partecipazione. Bisogni sanitari, sociali e di cittadinanza. Prevenzione e riabilitazione. Continuità delle cure. Domiciliarità. Disponibilità. Accessibilità. Orientamento al risultato basato sull’evidenza. Trasparenza. Comunicazione e sensibilizzazione. Budget di salute. Invecchiamento attivo. Fragilità.
Finalità del progetto
Sperimentazione, per un biennio, di strutture di prossimità per la promozione della salute e per la prevenzione, nonché per la presa in carico e la riabilitazione delle categorie di persone più fragili, ispirate al principio della piena integrazione sanitaria e sociale, con il coinvolgimento delle istituzioni presenti nel territorio, del volontariato locale e degli enti del Terzo settore senza scopo di lucro. I progetti proposti devono prevedere modalità di intervento che riducano le scelte di istituzionalizzazione, favoriscano la domiciliarità e consentano la valutazione dei risultati ottenuti, anche attraverso il ricorso a strumenti innovativi quale il budget di salute individuale e di comunità.
Condizioni necessarie e preliminari per la partecipazione
– presenza di un contesto in cui siano già presenti elementi di operativa collaborazione tra l’azienda sanitaria, gli enti locali e le altre istituzioni presenti sul territorio (es. terzo settore, volontariato);
– formalizzazione di atti che diano concretezza alla rete e alle alleanze tra istituzioni, cittadini e professionisti;
– forme di integrazione sociosanitarie già attive che possano costituire la base della sperimentazione;
– modalità innovative di domiciliarità alternative alla residenzialità (domiciliarità come percorso culturale volto a preservare il contesto di vita e di dignità della persona);
– ricorso a strumenti innovativi quali il budget di salute individuale e di comunità;
– progettualità che consentano la valutazione dei risultati ottenuti;
– cofinanziamento, diretto o indiretto.
Risultati attesi
Realizzare un modello organizzativo o una struttura che:
1. permetta, per le persone più fragili, di realizzare percorsi di continuità delle cure e di integrazione sociosanitaria; dia ai soggetti fragili uguali opportunità di vivere con dignità e di superare le problematiche legate alla propria condizione di vulnerabilità; sia in grado di fronteggiare situazioni di emergenza (alluvioni, pandemie, terremoti, ecc.); garantisca la relazione e la valorizzazione di tutti i contributi, delle persone e delle diverse esperienze: ognuno “si sente a casa”, contribuisce al progetto e presidia il cammino; favorisca, ricerchi e solleciti lo scambio, il confronto tra punti di vista, tra segmenti diversi della vita comunitaria come condizione per il progetto sociale comune; dia voce alle differenze, come ricchezza presente nelle diverse comunità, e sappia ricomporre i diversi frammenti che possono contribuire al benessere di una comunità.
2. Permetta di presidiare la salute della comunità con indicatori nuovi, non solamente legati alle prestazioni.
Durata complessiva del progetto
L’orizzonte temporale del progetto è un biennio, con riferimento agli anni 2020-2021, come previsto dalla norma in vigore, art. 1, comma 4-bis del D.L. 34/2020 come introdotto dalla legge di conversione L. 77/2020, e salvo eventuali proroghe anche in relazione alla situazione emergenziale. Descrivere le fasi e le azioni previste per tutta la durata di progetto, riportando le stesse nel diagramma di Gantt. Definire, per ciascuna azione individuata, indicatori di esito e di processo.
Redazione Nurse Times
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