Dall’evento in corso ad Arezzo emerge l’esigenza di una maggiore formazione professionale e di un inquadramento specialistico.
Gli infermieri chiedono una maggiore formazione professionale, un inquadramento specialistico che li definisca anche in rapporto alle altre professioni sanitarie, anche attraverso una laurea specialistica a indirizzo clinico. Sono alcuni dei risultati emersi dal lungo percorso di consultazione avviato nell’ultimo anno dalla Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi). Gli stati generali, aperti ai 460mila iscritti agli Ordini, sono il tema centrale dell’evento organizzato da Fnopi all’interno del Forum Risk Management della sanità in corso ad Arezzo Fiere e Congressi.
I 9mila professionisti che hanno risposto alla consultazione hanno posto al centro delle loro priorità anche il riconoscimento del ruolo infermieristico nelle equipe multiprofessionali, la valorizzazione dell’infermiere di famiglia figura centrale per garantire la continuità assistenziale fra ospedale e territorio, oltre a un aggiornamento continuo e mirato. Sfaccettature differenti, ma che hanno in comune il desiderio di ridefinire l’identità della professione, alla luce dell’evoluzione dei bisogni del Sistema sanitario.
“È stata una risposta molto importante, quella arrivata dai 9mila colleghi che hanno partecipato – spiega Barbara Mangiacavalli (foto), presidente Fnopi -. È stata quindi una partecipazione importante. Un filo conduttore che troviamo in tutte le proposizioni è la necessità, ormai non più procrastinabile, di lavorare sullo sviluppo specialistico della professione infermieristica. Oggi la professione infermieristica ha una laurea abilitante in tutti i contesti assistenziali, ma è evidente che il bisogno di salute e la complessità del sistema sono diventati tali che questi tre anni spesso sono insufficienti per dominare un patrimonio di conoscenze sempre più ampio”.
I percorsi di formazione specialistica già esistono. Tuttavia, segnala Mangiacavalli, vanno ricondotti “verso le competenze specialistiche previste fin dagli anni Novanta, vale a dire verso i profili dell’area medica, chirurgica, delle cure intensive, delle cure primarie e della salute territoriale, della salute mentale, dell’area pediatrica”. Questo significa, avverte la presidente “che abbiamo bisogno di investire in maniera importante sul rinnovamento dell’assetto formativo e quindi abbiamo bisogno di avere professori med 45 e ricercatori”. In questo senso “faccio un appello anche alle istituzioni, ma anche ai ministeri competenti, perché il Pnrr per la missione 4 ha previsto risorse per un incremento importante dei docenti. C’è bisogno di un intervento di sensibilizzazione degli atenei, perché ne abbiamo ancora pochi per raggiungere questo obiettivo importante”.
Il tema della qualificazione della professione infermieristica, d’altra parte, è condiviso dall’utenza. “I nostri pazienti ci vogliono specializzati, care manager, case manager, cioè conduttori del loro caso dal punto di vista organizzativo e assistenziale“, precisa Mangiacavalli, che si è confrontata con la consulta dell’Associazione dei pazienti, ricevendo un responso combaciante con i risultati degli stati generali.
Redazione Nurse Times
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