Dal prossimo mese di dicembre gli infermieri, i tecnici di radiologia e di laboratorio della Asl di Lecce potrebbero incrociare le braccia, creando un pericoloso disservizio a molti pazienti. Motivo?
La Asl non li paga da quasi un anno e loro, per senso di abnegazione e di responsabilità, lavorano gratis dallo scorso gennaio.
Stando a quanto ci è stato riferito dal personale sanitario (che, come è noto, non può rilasciare dichiarazioni alla stampa), cerchiamo di spiegare come si è arrivati a questa «minaccia» concreta.
Da molti mesi, a causa della pandemia e della carenza di personale, le liste di attesa si sono allungate. Ragion per cui, per prenotare una Tac, una Risonanza, una gastroscopia e altri esami diagnostici, c’è da aspettare anche più di un anno.
Questa difficoltà di erogazione delle prestazioni da parte della Asl, ha costretto una buona parte degli utenti a richiedere prestazioni a pagamento “intramoenia”, regolarmente previste e disciplinate dalla struttura pubblica.
Per esempio, per fare una Tac a pagamento intramoenia (nel giro di 7-10 giorni) il paziente paga il ticket e viene convocato nella struttura che ha scelto, in orario fuori servizio. Qui troverà il medico, coadiuvato dall’infermiere e/o dal tecnico che gestisce il macchinario. Sono proprio questi infermieri e tecnici che da circa un anno, non percepiscono la loro quota di soldi loro spettante. Ci risulta che questo non accade a Brindisi o a Taranto.
Resta un mistero come mai la Asl continua a non pagare questo suo personale che, probabilmente, si asterrà dal lavoro intramoenia. Parliamo di un insostituibile supporto tecnico che si svolge dopo il normale turno di lavoro, sottraendo risorse ed energie alle loro famiglie. In assenza di questo prezioso personale la prestazione non potrà essere erogata.
Il problema riguarda l’intera Asl di Lecce. Al solo “Vito Fazzi ” sarebbero interessate almeno 80 – 90 persone.
Finora, i reparti amministrativi della Asl, quelli devono fare i conteggi per stabilire le spettanze di ognuno, continuano a promettere che provvederanno quanto prima. Intanto – riferiscono gli interessati – è passato quasi un anno. E i sindacati? Si sono già mossi o aspettano che ne parli la stampa?
Cesare Mazzotta
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