Il nostro SSN è ormai asfittico ed agonico, una situazione davvero insostenibile, per i cittadini utenti, per le loro famiglie, per gli operatori tutti
Un Sistema sanitario incapace ormai di garantire quell’equità nell’accesso alle cure, quell’accessibilità e quell’universalità che erano i capisaldi della legge di riforma sanitaria (833/78).
Molte le cause dal punto di vista legislativo come la modifica del titolo V della Costituzione con il conseguente passaggio alle regioni della gestione della salute, con il risultato di avere creato 20 SSR uno diverso dall’altro ed ognuno con finanziamenti, budget e sistemi organizzativi differenti.
Così i cittadini sono diventati diversi a seconda della regione di appartenenza e a nulla è valso l’introduzione dei LEA perchè se pur garantendo sulla carta una soglia minima di prestazioni cui tutti dovevano adeguarsi. Nei fatti il risultato è che per tempi di attesa ed intoppi vari in alcune regioni non tutte le prestazioni sono fruibili.
Si sono poi succedute alterne vicende con regioni sull’orlo del fallimento economico che sono state sottoposte a piani di rientro lacrime e sangue per i cittadini e gli operatori.
Piani infiniti nel tempo e che di fatto non hanno portato benefici evidenti dal punto di vista economico; ma in compenso hanno portato alla chiusura di servizi, ad accentramenti ed alla chiusura di interi ospedali in nome di una fantomatica e farlocca razionalizzazione della spesa.
Infine la famigerata crisi economica, le letterine europee, la necessità di far quadrare i conti e ridurre il debito pubblico hanno portato ad una riduzione scellerata dei finanziamenti statali alla salute pubblica, al blocco dei contratti e delle assunzioni portando all’attuale situazione di carenza cronica di professionisti della salute, di sfruttamento selvaggio ed indiscriminato dei pochi rimasti e di conseguenza ad un gravissimo peggioramento della qualità delle cure.
Si potrebbe dire che ormai il nostro paese abbia definitivamente abdicato la questione salute al privato e si stia liberando di questo pesante fardello con grande felicità e buonissimi affari per la sanità privata.
Una situazione pesante che si ritorce sui professionisti e cittadini costretti loro malgrado a pagare di tasca propria prestazioni che nel sistema pubblico aspetterebbero anche per un anno se non più.
In questo come in altri campi iniziarono a dirci ormai ben più di 35 anni fa che dovevamo fare sacrifici e da allora a sacrifici si sono sempre sommati altri sacrifici.
Per questo credo sia giunto il momento di mettere uno stop, almeno per quello che riguarda un diritto costituzionalmente regolato come quello alla salute.
Tutti i governi che si sono succeduti fino ad oggi hanno a parole e proclami detto di voler fare qualcosa. Ma l’unica cosa che hanno saputo fare è stata utilizzare la salute come un bancomat. Ora la cassa è vuota ed il bancomat fuori uso per tutti.
Oggi un nuovo governo ed un nuovo ministro della salute ci annuncia che la situazione è gravissima, che non si trovano più specialisti disposti a lavorare nel servizio pubblico perchè i nostri medici, i migliori giovani, hanno trovato fortuna fuori dai patrii confini; ci viene raccontato che mancano troppi infermieri, ma non se ne assumono se non con il contagocce; ci bombardano mediaticamente di visite nei pronto soccorso, negli ospedali segnalandoci quasi quotidianamente situazioni paradossali ed emblematiche da nord a sud.
Ma cosa serve tutto ciò? I dati da soli parlano e raccontano, le passerelle sono vuote ed inutili, anzi peggio, appaiono a chi come me la salute pubblica la vive ormai da 39 anni, delle emerite prese per i fondelli.
Non facciamo altro che assistere a proclami ed allarmi, ma poi in realtà di soluzioni concrete ai problemi non arrivano, ciò che serve non si fa!
Ci dicono che i soldi per fare non ci sono, ma ogni anno miliardi di euro vengono riversati nella sanità privata con il sistema del convenzionamento.
Quello che serve in questo momento è CORAGGIO!
Il coraggio di fare scelte, di investire sul futuro, di ridare ossigeno e gambe forti al sistema pubblico; assunzioni massicce in grado di coprire almeno le voragini ed una politica sanitaria diversa capace di essere d’iniziativa, di tutti e per tutti, considerando le esigenze che sono nel tempo mutate, senza tralasciare contratti di lavoro dignitosi per i professionisti.
La nostra FNOPI ormai sta urlando in ogni tavolo questo grido di dolore!
L’ordine dei medici fa lo stesso. I cittadini silenziosamente forse anche troppo soffrono ed imprecano ed in definitiva cosa altro potrebbero fare?
Tutti ormai stanno accorgendosi che così non si può andare avanti e gli infermieri che da sempre sono al fianco di chi soffre e dei cittadini non mancano certamente all’appello.
Noi infermieri non ci lamentiamo solamente, elaboriamo proposte, ci impegniamo senza sosta per sopperire il più possibile alle mancanze del sistema, senza far mancare la nostra presenza e le nostre cure a nessuno.
Tutto questo non basta più, siamo ormai vecchi anagraficamente, stanchi, demoralizzati e soprattutto bistrattati, non riconosciuti, professionisti fondamentali eppure trattati come servi e pagati per un nulla, stipendi ormai da vera fame a fronte di sempre crescenti responsabilità, turni infiniti e stressanti perchè mancano anche gli infermieri.
I nostri giovani a fronte della carenza assurda che mette a rischio anche la qualità delle cure e la loro sicurezza sono disoccupati e costretti ad emigrare.
Bene è ora che dalle parole e dai proclami si passi ai fatti. La politica dalle chiacchiere da corridoio, dalle passerelle di moda passi ai fatti, mettendo in pratica quanto ormai è stato proposto e discusso in tutte le sedi.
Angelo De Angelis
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